Mentre può tirare un sospiro di sollievo per l’accordo raggiunto a Bruxelles sul Recovery Fund, a Roma Conte si trova a fronteggiare le turbolenze della sua maggioranza. La nota dell’Agenzia Italia, diffusa nella serata di ieri, analizza la media degli ultimi sondaggi da cui si evince il deterioramento dei consensi al governo e ai partiti che lo sostengono. Il dato più evidente è quello della simmetria che si riscontra nell’osservare come i conflitti all’interno della maggioranza, ad esempio sulla gestione dei 209 miliardi destinati a rimettere in piedi l’Italia, favoriscano direttamente la Lega e per estensione le forze di opposizione. In questa fase, insomma, il sistema politico non conosce intercapedini di compensazione: l’elettore deluso non sceglie di rifugiarsi nell’astensione, ma passa armi e bagagli dall’altra parte della barricata. È la classica spia di un disagio che non incrocia forme e luoghi di ricomposizione politica.

Articolo pubblicato sulle pagine dell’Agenzia Giornalistica Italiana (AGI)

Vengono prima le fibrillazioni interne a una coalizione di governo oppure la crisi di consenso del governo stesso? A volte – come nel celebre dilemma dell’uovo e della gallina – non è così facile stabilirlo. E in effetti pare di essere in una di quelle situazioni. Soltanto una settimana fa abbiamo dato conto dei primi segnali di un (possibile) calo dei consensi verso la maggioranza giallo-rossa, a vantaggio dell’opposizione di centrodestra.

Nei giorni immediatamente successivi, ecco materializzarsi lo spettro di una crisi di governo, in occasione della votazione parlamentare sulla riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes). Superato quello scoglio, con la “neutralizzazione” dei dissidenti del M5S e il voto favorevole incassato dal premier – prima alla Camera e poi, soprattutto, al Senato – ecco profilarsi un’altra fonte di instabilità: i forti contrasti, soprattutto interni alla maggioranza, sull’idea del Presidente del Consiglio di creare una “task force” autonoma per la gestione dei progetti (e soprattutto dei fondi) legati al programma Next Generation EU – più noto come Recovery Fund.

Oggi, puntuale, arriva la conferma delle avvisaglie della scorsa settimana: il consenso per i partiti di maggioranza scricchiola, mentre si rafforza l’opposizione. È questo che emerge dalla nostra Supermedia dei sondaggi, che vede oggi un forte aumento della Lega (+0,8% in due settimane), unico tra tutti i partiti a guadagnare consensi e che ritorna sopra quota 24%. Gli altri partiti inseguono, con il PD in leggera crescita al 20,6% (+0,2%) e il Movimento 5 Stelle che torna a calare sotto quota 15% (14,7 per la precisione), perdendo lo 0,4% e accusando esattamente un punto e mezzo di distacco da Fratelli d’Italia, stabile al terzo posto (16,2%).

Stabili tutti gli altri partiti, da Forza Italia in giù, con il “derby” tra i partiti minori che questa settimana vede prevalere di un soffio Azione di Calenda sulla sinistra di Speranza e Fratoianni e su Italia Viva di Matteo Renzi. Ma, come spesso accade, più che sulle singole liste conviene concentrarsi sulle aggregazioni, e in particolare sulle due principali aree di maggioranza e opposizione in Parlamento.

Più che a un ritrovato attivismo di Matteo Salvini, la crescita della Lega (e, di conseguenza, del centrodestra) si può interpretare in questo modo: e cioè col fatto che i consensi in uscita dai partiti di governo vanno a beneficio – direttamente o indirettamente – del principale partito di opposizione. A dire il vero, che il Governo Conte abbia perduto, almeno in parte, gli altissimi consensi di cui ha goduto durante la prima ondata del Covid-19, non è una novità. Già da alcune settimane diversi istituti demoscopici hanno registrato questo calo: secondo l’ultima rilevazione di Ipsos, a fine novembre, tanto il premier quanto l’esecutivo nel suo complesso hanno perso circa 10 punti rispetto al “picco” del 65% (registrato poco prima della pausa agostana).

Tuttavia, Conte rimane tuttora, secondo quasi tutte le rilevazioni, il leader politico con il maggior tasso di gradimento e fiducia – a eccezione di Mattarella. Ma si tratta di un consenso che è stato decisamente scalfito dall’arrivo della seconda ondata, e che è ormai molto “polarizzato” a seconda dell’orientamento politico. Lo conferma il sondaggio svolto da Quorum/YouTrend per Sky, secondo cui anche tra coloro (e sono tanti) che promuovono l’operato del Governo durante la prima ondata, sono moltissimi i critici della gestione della seconda.

Solo un italiano su 4, infatti, ritiene che l’esecutivo abbia gestito bene entrambe le ondate; soprattutto, il giudizio dipende moltissimo dall’orientamento politico di chi risponde, con gli elettori di PD e M5S molto più “generosi” e quelli di Lega e FDI decisamente più “severi”.

Nonostante i numeri visti fin qui, è probabilmente un azzardo affermare che nell’opinione pubblica siano maturi i tempi per una crisi di governo. Innanzitutto, perché il 56%, secondo il più recente sondaggio di EMG, ritiene che una crisi di governo oggi sarebbe “un errore”.

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