Milano, 14 nov. (askanews) – Decine di migliaia di studenti stanno manifestando in tutta Italia in occasione dello sciopero nazionale organizzato dall’Unione degli Studenti, Link – Coordinamento Universitario e Rete della Conoscenza. “Una mobilitazione diffusa – spiega in una nota la Rete – per rivendicare una scuola e un’università pubbliche, libere e capaci di costruire un futuro migliore”.
Sotto lo slogan “Un’altra scuola, un altro mondo è possibile”, studentesse e studenti denunciano l’assenza di una reale visione per il futuro dell’istruzione, e pongono una profonda critica all’attuale modello di scuola. “Le scuole che attraversiamo ogni giorno non ci appartengono – spiega Tommaso Martelli, coordinatore dell’Unione degli Studenti – viviamo quotidianamente disagi relativi ad un sistema di didattica e valutativo obsoleto, veniamo mandati ad essere sfruttati nelle aziende a causa dei PCTO, e mentre si investono miliardi in armi, c’è chi non riesce a permettersi neanche i libri per studiare. Immaginare un’altra scuola è necessario” Scende in piazza anche l’università: negli ultimi mesi il Ministero dell’Università e della Ricerca, guidato dalla ministra Bernini, ha mostrato un chiaro indirizzo politico: dal richiamo alla CRUI per reprimere le voci critiche di studenti e docenti, al tentativo di porre l’ANVUR sotto controllo governativo; dal silenzio sui legami tra università e industria bellica, fino alla riforma dell’accesso a Medicina e al progressivo definanziamento del sistema universitario. Tutti segnali, secondo le organizzazioni studentesche, di una strategia volta a smantellare l’università pubblica, fingendo di riformarla. “Rivendichiamo un’università libera dal controllo politico, realmente finanziata e al servizio della collettività,” dichiara Arianna D’Archivio, coordinatrice di Link Coordinamento Universitario.
Le piazze del 14 novembre esprimono anche una ferma condanna contro il genocidio in corso a Gaza e contro la complicità del governo italiano, che continua a sostenere la guerra e a tacere di fronte ai bombardamenti che colpiscono scuole, ospedali e università. “Mentre la nostra generazione vive precarietà, tagli e assenza di prospettive, questo governo investe miliardi nel riarmo e nella repressione,” dichiara Francesca Cantagallo, coordinatrice della Rete della Conoscenza. “Ogni euro speso per la guerra invece che per la conoscenza è un pezzo di futuro che ci viene tolto. Difendere la scuola e l’università pubbliche significa difendere la possibilità stessa di immaginare un mondo diverso, libero da guerra, disuguaglianza e sfruttamento.”
(foto d’archivio)

