Roma, 17 mar. – “Cluster portuali in transizione. Pianificazione integrata e progetto nell’interfaccia porto-citt” il focus che ha riunito studiosi, operatori del settore, stakeholder e istituzioni per discutere delle sfide e delle prospettive del sistema portuale italiano al Politecnico di Milano.
“L’importanza del dialogo tra ricerca, operatori e istituzioni utile perch si inserisce in un contesto di transizione e rinnovamento della governance portuale. L’obiettivo – ha evidenziato Massimo Clemente, direttore del CNR ITC (Istituto per le Tecnologie della Costruzione) – fare il punto della situazione su due grandi temi: i cluster portuali e le relazioni tra porto e citt. Con le colleghe Fulvia Pinto e Chiara Nifos abbiamo organizzato un forurm per analizzare le dinamiche”.
Durante il convegno, cinque cluster portuali italiani hanno presentato le proprie strategie di integrazione territoriale: il cluster del Mar Ligure Occidentale (Genova e Savona), il cluster dei porti di Livorno, il cluster di Catania, il cluster di Trieste e il cluster di Taranto. Un modello di riferimento per l’Italia potrebbe essere quello spagnolo, ha sottolineato Clemente: “Il sistema spagnolo, con una struttura centrale forte, il Puerto del Estado, e governance locali con margine di autonomia, consente una gestione efficiente e un dialogo operativo tra operatori marittimi, autorit municipali e autorit portuali”.
Sul tema Massimo Bricocoli, direttore del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, ha messo in luce il valore della sinergia tra il Politecnico e il CNR: “Questa un’importante occasione di avvio di una collaborazione strutturata. La questione dei porti richiede oggi un ripensamento in una prospettiva di sviluppo e fondamentale che la ricerca possa dialogare con gli stakeholder coinvolti nella trasformazione delle aree portuali”.
Fulvia Pinto, professore associato di tecnica e pianificazione urbanistica al Politecnico di Milano, ha affrontato il tema del rapporto tra porto e citt: “Il problema delle citt portuali spesso il conflitto che si genera tra le esigenze della portualit e quelle urbane. Il nostro obiettivo integrare le politiche urbanistiche con quelle della logistica portuale, favorendo un dialogo tra pianificatori, trasportisti e operatori del settore”. Pinto ha evidenziato come la sostenibilit debba essere il filo conduttore delle strategie di sviluppo dei cluster portuali: “Parliamo di una sostenibilit che non sia solo ambientale, ma anche sociale ed economica, per garantire un’integrazione equilibrata tra porto e citt”.
Chiara Nifos, ricercatrice presso il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, ha posto l’attenzione sugli effetti della riforma della legislazione portuale del 2016: “Ora iniziamo a vedere i primi risultati dell’applicazione della normativa, con la nascita dei primi documenti di pianificazione strategica di sistema e piani regolatori portuali. il momento giusto per mettere a confronto i diversi cluster portuali e analizzare l’impatto della riforma”.