La lezione di Grimilde
Nella raccolta Le fiabe del focolare, i fratelli Grimm inseriscono la famosa storia di Biancaneve e i sette nani. Nel cuore del racconto, la Regina Grimilde, ossessionata dal proprio ruolo, pronuncia la frase rimasta negli annali della narrativa: «Specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?». Al di là dell’aspetto estetico, è evidente come la vera posta in gioco sia il potere: il controllo indiscusso del regno e del giudizio altrui.
Quell’ansia per il comando, oggi, non appartiene solo ai mondi immaginari. Si riflette con preoccupante frequenza nei vertici della politica e del sociale, dove il potere finisce per diventare un fine in sé, più che uno strumento al servizio della comunità.
Fuori Onofrio Rota: un problema in meno per Daniela Fumarola?
Torniamo, dopo qualche tempo, a scrivere di Cisl. Nei giorni scorsi si è dimesso Onofrio Rota, segretario generale della FAI Cisl, la federazione dei lavoratori dell’agricoltura e dell’industria alimentare. Con i suoi limiti e i suoi meriti, Rota è sempre stato un vero sindacalista. Una figura ormai sempre più rara nei ranghi dell’organizzazione di via Po.
La sua uscita si aggiunge a una lista già lunga: un processo di impoverimento della classe dirigente che non nasce oggi, ma che oggi sembra farsi più evidente.
Daniela Fumarola, l’attuale Segretaria generale, continua la linea del recente passato, aggiungendo – stando alle testimonianze – qualche cattiveria di troppo pur di blindare il controllo dei gruppi dirigenti. Ora, va detto con franchezza, non basta stringere la mano a Papa Leone al Giubileo del Lavoro. Non basta la Maratona della Pace a ricucire – almeno nelle soeranze – l’immagine sfilacciata del sindacato.
Forse, all’orizzonte, altre “fuoriuscite assistite”
La Cisl ha bisogno di ritrovare autorevolezza nei confronti delle associazioni datoriali e degli interlocutori istituzionali. Ha bisogno, soprattutto, di recuperare la propria democrazia interna: quella che garantiva pluralismo, confronto, rispetto per chi non si adegua alla linea dominante.
Se chi porta idee diverse viene messo nelle condizioni di uscire, quale progetto resta al centro dell’organizzazione? La crescita della Cisl o il consolidamento del potere di chi la guida?
E se il dissenso continua a essere trattato come un ostacolo, quante “fuoriuscite assirite” dovremo ancora vedere prima che lo specchio, a forza di compiacere, finisca per incrinarsi?

