Roma, 18 nov. (askanews) – Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha lanciato un allarme chiaro – e documentato – in un lungo “non paper”: sull’Italia, come su tutto l’Occidente, grava una minaccia ibrida continua, una guerra insidiosa combattuta nel cyberspazio, con la disinformazione e la guerra cognitiva. L’obiettivo degli avversari – principalmente Russia, Cina, Iran e Corea del Nord – è erodere la resilienza democratica, destabilizzare le società e colpire infrastrutture critiche senza mai dichiarare un conflitto aperto. Per contrastare questa minaccia, propone il rapporto, bisogna creare un’Arma Cyber civile-militare con una forza iniziale di 1.200-1.500 unità da portare poi a 5.000.
Si tratta di sfide sistemiche e quotidiane, spiega il ‘non paper’ pubblicato dal ministero, che evidenzia una crescente vulnerabilità in settori vitali come energia, trasporti, sanità e finanza. Gli attacchi cyber sono aumentai del 53% nel primo semestre del 2025.
Questa guerra ibrida sfrutta le debolezze delle democrazie: lentezza decisionale, difficoltà di attribuzione e una cultura strategica troppo spesso reattiva. E una affievolita tendenza a reagire, in realtà: la guerra russo-ucraina dimostra come la “zona grigia” sia ormai la norma, con Mosca che agisce impunemente, consapevole che “l’Occidente spesso sceglie di non reagire”.
“Quanto emerge è una attività malevola sotto soglia, in incessante mutamento, adattiva, multidominio e multidimensionale, volta a colpire in modo asimmetrico i centri di gravità dei nostri sistemi di governance”, osserva il ministro Crosetto, definendo il perimetro di questa sfida che l’Italia, e tutto l’Occidente, deve saper affrontare attivamente poiché “contenere non basta”.
Delineando i confini di questa sfida ibrida, il non-paper del Ministero sottolinea come sia importante non tralasciare le attività che vengono svolte nel Sahel e nei Balcani dall’intelligence russe e cinesi. Questi territori, di prioritaria importanza per le proiezioni geopolitiche della Penisola, sono “attualmente in mano alla disinformazione russa e alla penetrazione culturale cinese”. Pertanto, secondo quanto riporta il non-paper, diventa “fondamentale promuovere meccanismi graduali e inclusivi di integrazione, capaci di attrarre quei Paesi che aspirano a entrare nella nostra sfera di influenza, mostrando così una maggiore efficacia nel contrastare le narrazioni di disinformazione basate sul nostro passato coloniale occidentale”.
Quindi serve una svolta proattiva. Il ministro Crosetto sostiene che un approccio meramente contenitivo non è più sufficiente, bisogna piuttosto passare a una postura difensiva che, nel dominio ibrido, significa essere proattivi. Di qui, una serie di priorità indicate.
Creare un’Arma Cyber civile-militare con una forza iniziale di 1.200-1.500 unità (75% operative) che deve arrivare a 5.000 unità per garantire una difesa h24.Definire uno “Spazio cyber di interesse nazionale” in cui il Ministero della Difesa possa operare in continuità.
Istituire un Centro per il Contrasto alla Guerra Ibrida per il comando, controllo e condivisione di best practice.
Promuovere un Centro Europeo dedicato per una strategia unitaria e un meccanismo permanente di monitoraggio e risposta.
Il Ministro invoca un’azione immediata: come non si lascerebbero cieli e confini indifesi, non si può più restare inermi di fronte alle “bombe ibride” che vengono lanciate. Servono norme e strutture operative, aggiornare il quadro giuridico e investire in capacità di prevenzione e dissuasione, a livello nazionale e in stretta cooperazione con NATO e UE. “Il momento per farlo è ora”, avverte Crosetto.

