Il linguaggio mantiene un certo stile aggraziato, ma la concretezza delle rivendicazioni è ruvida. I sindaci delle grandi città vogliono più soldi e più poteri. E non badano ai dettagli delle forme, vanno al cuore della sostanza: chiedono a Conte di mettere da parte belle parole e generiche promesse. Ieri il Presidente del Consiglio ha sfoderato le armi della diplomazia, cercando di arginare la nota irruenza di Brugnaro o la meno nota determinazione della Raggi, senza però riuscire nell’impresa di rabbonire i suoi interlocutori.

In un comunicato molto asciutto, a riprova delle difficoltà registrate nel corso della riunione via web, il sindaco di Bari e presidente dell’Anci ha riassunto in poche righe le richieste dei primi cittadini.“Abbiamo presentato al presidente Conte – ha detto Decaro – cinque punti fondamentali su cui chiediamo l’impegno del governo: riconoscimento del ruolo dei sindaci nell’attuazione di politiche per la ripresa attraverso l’assegnazione diretta di fondi per cultura, turismo, mobilitò e welfare; altri 3 miliardi, oltre i 3 assegnati nel DL rilancio, per chiudere i bilanci compensando le minori entrate di questi mesi; flessibilizzazione delle regole relative ai vincoli finanziari, norme straordinarie per la gestione degli squilibri di bilancio per il 2020; sospensione dei piani di rientro per tutti i Comuni per il 2020 e dei procedimenti riguardanti la verifica dei piani di riequilibrio pluriennali; regole semplificate e poteri commissariali per la realizzazione di alcune opere  prioritarie e urgenti”.

Il confronto si è ridotto alla questione finanziaria, essendo il resto poco fattibile. Qualora, infatti, si pensasse di attribuire ulteriori poteri e competenze direttamente ai sindaci metropolitani, si dovrebbe procedere alla contestuale riduzione del ruolo delle Regioni. Impossibile, se non a pattto di cambiare la Costituzione. Ma ci sono i fondi per aiutare i sindaci? Conte ha dovuto prendere tempo. Nel decreto appena varato, quello dei 55 miliardi destinati alla ripresa, non ci sono spazi di revisione: a chi togliere i 3 miliardi che servirebbero a rimpinguare le casse comunali? È molto difficile, se non impossibile dirlo. Per questo il presidente del consiglio ha dovuto fare spallucce e dare appuntamento a un nuovo decreto.

Per adesso è tutto in alto mare.