La scena della rissa verbale provocata da Trump alla Casa Bianca ci racconta meglio di mille discorsi la trasformazione antropologica che sta interessando la politica e la diplomazia, o ciò che ne rimane. La scelta di svolgere l’incontro davanti alle telecamere testimonia la premeditazione dell’aggressione fatta a Zelensky. Lo Studio Ovale trasformato in un “saloon” dove mancavano solo pistole; i cowboy che urlavano e minacciavano c’erano! Un’aggressione in piena regola fatta da Trump e dal suo Vice Vance, che si sono letteralmente scagliati contro Zelensky con atteggiamenti di prevaricazione e di sopraffazione, senza lasciare che il Presidente Ucraino potesse spiegare le sue ragioni. I due, non lasciando parlare il loro interlocutore, sono addirittura passati alle minacce e ai ricatti.
Siamo in presenza di un degrado che potrebbe preludere anche ad un isolamento politico degli Usa. E uno scenario inedito e anche difficilmente immaginabile fino ad oggi, ma la politica aggressiva dell’amministrazione Trump-Musk sta determinando effettivamente una presa di distanze da parte dell’Unione europea, ma anche della Gran Bretagna, del Canada e di altri paesi che vivono con preoccupazione la nuova fase iniziata a Washington.
Trump cercherà in tutti i modi di dividere tra loro i paesi dell’Unione Europea. È un grave errore di superbia che potrebbe pagare a caro prezzo, visto che il resto del mondo si sta organizzando per non dipendere dagli Usa, ma soprattutto perché l’alleanza con l’Europa ha sempre avuto un carattere strategico per gli Stati Uniti in funzione di contenimento sia della Russia che della Cina. L’UE con quasi cinquecento milioni di abitanti con alto livello di consumi (rispetto alla media mondiale) è sempre il mercato più importante del pianeta.
Nella narrazione del rapporto Usa-Europa, Trump dimentica in modo strumentale che la forte ed incontrastata presenza americana nel nostro continente (in termini politici, economici e militari) ha segnato a loro favore la vera differenza con le altre grandi potenze. È grazie alla tenuta di quell’alleanza tra le democrazie occidentali che si è arrivati al crollo del ”Muro” e dell’impero sovietico. Grazie alla collaborazione tra le economie liberali occidentali nel dopoguerra si è registrato nei nostri paesi uno sviluppo senza precedenti. Oggi la politica dei dazi e le crescenti tensioni internazionali mettono seriamente a rischio il livello di benessere raggiunto. A chi continua ad esprimere un favore per Trump è bene ricordare che le sue scelte penalizzano l’Europa e produrranno ricadute negative su ciascuno di noi.
Oggi l’Italia nel rapporto con gli Stati Uniti non può accettare la logica del “divide et impera” e quindi alcun tipo di trattativa disgiunta dall’Unione Europea, sul piano politico come su quello economico. L’Europa deve crescere, deve rafforzarsi e questa può essere l’occasione giusta per passare dalle parole ai fatti. In questo mare in tempesta, l’Europa è sempre più la nostra unica scialuppa di salvataggio e dobbiamo fare di tutto per rimanere a bordo.