I giovani smarriti secondo la versione di Ultimo

Sembra che le nuove generazioni abbiano perso interesse per la politica, la religione e, in generale, per le grandi narrazioni. Sul “Corriere della Sera” il cantautore romano ha suonato il campanello d’allarme.

Le parole di Ultimo sulla disillusione e l’apatia dei giovani toccano una corda sensibile. Nella sua intervista sul “Corriere della Sera” di ieri, il cantautore romano ha manifestato tutte le sue preoccupazioni. È innegabile che una parte consistente delle nuove generazioni sembra aver perso interesse per la politica, la religione e, in generale, per le grandi narrazioni che hanno dato forma alla società per secoli. 

In effetti, quella che potremmo definire l’ideologia dell’immediato, alimentata dai social media e dalla cultura consumistica, ha creato una società votata all’effimero, dove la soddisfazione momentanea e il piacere superficiale regnano sovrani. In questo contesto, l’impegno politico, la riflessione religiosa e la ricerca di valori profondi appaiono come attività obsolete, prive di attrattiva per chi è abituato a ricevere gratificazioni rapide e costanti.

Tuttavia, sarebbe riduttivo attribuire la disillusione giovanile unicamente all’egemonia dell’immediato. L’incertezza del futuro, segnato da crisi economiche, instabilità politica e minacce ambientali, contribuisce a generare un senso di smarrimento e apatia. I giovani si sentono spesso privi di punti di riferimento e di concrete possibilità di incidere sul proprio futuro, alimentando un circolo vizioso di disimpegno e rassegnazione.

Inoltre, non bisogna sottovalutare la crisi di valori che attanaglia la società odierna. I modelli tradizionali, sia religiosi che laici, sono stati messi in discussione, lasciando un vuoto che le nuove generazioni faticano a colmare. La ricerca di senso e di appartenenza diventa così un’impresa ardua, spesso senza sbocchi.

Di fronte a questa situazione complessa, è necessario un impegno collettivo per invertire la rotta. Serve un’opera di rieducazione che insegni ai giovani l’importanza del pensiero critico, della partecipazione attiva e della ricerca di valori autentici. La scuola, la famiglia e le istituzioni devono fare la loro parte, creando un ambiente che favorisca il confronto, il dibattito e la crescita personale.

Allo stesso tempo, è fondamentale ridare speranza ai giovani, offrendo loro concrete opportunità di realizzazione e di partecipazione alla vita sociale. Investire nell’istruzione, nel lavoro e nella cultura significa costruire un futuro migliore non solo per le nuove generazioni, ma per l’intera società.

In conclusione, la disillusione e l’apatia dei giovani sono un campanello d’allarme che non può essere ignorato. È necessario un profondo lavoro di riflessione e di impegno per superare l’ideologia dell’immediato e rilanciare la ricerca di senso e di valori autentici. Solo così potremo costruire un futuro più giusto, sostenibile e ricco di significato per le generazioni a venire.