Oggi è praticamente impossibile cercare di intervenire secondo la logica che, per almeno cinque secoli di Giubilei, ha permesso di seguire e controllare lo sviluppo attraverso il disegno di edifici e strade. L’articolo, qui riproposto per gentile concessione, è uscito nell’edizione del 5 febbraio 2022 dell’organo ufficioso della Santa Sede.
Mario Panizza
Alla data del primo Giubileo, aperto da Bonifacio VIII il 22 febbraio 1300, Roma si presenta con nuove realizzazioni e importanti restauri sia di palazzi che di chiese. Celebrato dall’affresco di Giotto nella Basilica del Laterano, individua un momento significativo per la città: l’eccellenza dello sviluppo artistico medievale, ma anche il trauma storico-politico del trasferimento del papato ad Avignone, che avverrà subito dopo la morte di Bonifacio VIII , segnando l’interruzione di una serie di commesse d’arte che il papa e le famiglie cardinalizie avevano avviato. Dopo il lungo periodo della “Cattività Avignonese”, il Giubileo indetto da Martino V nel 1423 segna la rinascita di Roma, al centro del grande rilancio culturale del ‘400. Numerose sono le opere commissionate ai maggiori pittori; importanti sono tuttavia anche gli interventi di ricostruzione e consolidamento: il portico di San Pietro; il pavimento e il soffitto di San Giovanni in Laterano; San Paolo fuori le mura e quasi tutti i palazzi collegati. Oltre agli edifici religiosi, gli interventi di consolidamento e di restauro riguardano il Pantheon e Castel Sant’Angelo sui quali ricade l’interesse dei pellegrini che, approfittando dell’occasione, si immergono nella fiorente architettura del Rinascimento inserita nell’ambientazione della classicità romana.
La data del prossimo Giubileo, 2025, che coincide peraltro con la scadenza dell’impegno di spesa del Piano nazionale di ripresa e resilienza ( PNRR ), evidenzia il valore di questa occasione cui Roma deve partecipare con tutte le sue risorse per risalire una situazione alquanto difficile e alleggerire gli affanni in cui versa. È pur vero che il Giubileo è una ricorrenza religiosa, tuttavia l’afflusso eccezionale di molte persone, in un periodo concentrato, affaticherà le strutture, obbligando ad affrontare alcuni problemi primari, già oggi carenti, come il trasporto e la ricettività. Tutti i servizi saranno pertanto sottoposti a un uso più intenso, rendendo ogni cosa più caotica e ingolfata. Non va dimenticato che la passata amministrazione capitolina ha rinunciato a concorrere ai Giochi olimpici, avendo valutato le strutture esistenti inadeguate per un evento di grande affollamento. Un giubileo sicuramente impegnerà la città in modo meno gravoso, tuttavia richiederà dotazioni e opere di razionalizzazione capaci di corrispondere a esigenze straordinarie. Il problema non è certo nuovo: in preparazione del Giubileo del 1500 Alessandro VI dispone la demolizione di alcune case medievali e della piramide sepolcrale della Meta Romuli per liberare il collegamento tra Castel Sant’Angelo e San Pietro che, già in precedenza, aveva causato non pochi problemi di intasamento.
È possibile, con uno sguardo al passato, individuare alcuni temi che, proprio perché ricorrenti, siano di traccia anche per il programma attuale.
Il rapporto con l’archeologia
In preparazione del Giubileo di Benedetto XIV del 1750, alle opere edilizie si affiancano lo studio di G. B. Nolli con il disegno delle 12 piante, pubblicate nel 1748, che includono l’intero territorio interno alle Mura Aureliane, e le incisioni di G. B. Piranesi che intensificano l’interesse nel rapporto tra la città e l’archeologia. Sarà questo tema, molto rilevante nella cultura della città contemporanea, a intervenire in maniera consistente nella programmazione dei prossimi anni. Il rapporto con l’archeologia pone due aspetti decisivi: il rispetto dei siti antichi, dal punto di vista della loro tutela edilizia e ambientale; la facilità di accesso, più complicata in occasione della visita dei pellegrini. È certamente questo un campo dove l’amministrazione vaticana e quella municipale dovranno costruire precise intese, in quanto non pochi siti archeologici, ad esempio le catacombe, appartengono al Vaticano, ma il loro raggiungimento dipende dalla semplicità dei percorsi cittadini.
I servizi urbani
Il Giubileo del 1475 è organizzato da Sisto IV , il “gran fabbricatore”, che promuove gli interventi di maggiore consistenza. La sua azione, nota come “renovatio urbis”, comprende un insieme molto vasto di opere d’arte che include, oltre ai dipinti all’interno degli edifici religiosi, architetture, nuove o restaurate, destinate sia a luoghi per il culto che civili, ed inoltre la sistemazione delle strade principali della città. L’impegno è rivolto a dotare la città di strutture che possano alleggerirne il carico, rendendo più razionale il funzionamento dei trasporti. Tra questi, emerge la costruzione di Ponte Sisto, che dimezza il peso del transito su Ponte Sant’Angelo, l’unico in uso nell’area centrale della città dopo il crollo di “Ponte Rotto”. Sisto IV promuove anche l’ampliamento dell’Ospedale Santo Spirito in Sassia che, alla metà del ‘400, era ormai diventato del tutto inadeguato alla sua missione di accoglienza degli infermi, dei poveri e dei bambini abbandonati.
Oggi il miglioramento delle condizioni del traffico deve essere orientato a contenere piuttosto che a razionalizzarne l’espansione. I collegamenti all’interno della città devono tendere a favorire mezzi non inquinanti e ridurre al minimo il trasporto privato. Alla base dell’ottimizzazione delle risorse esistenti si pone il riequilibrio di quanto è sottoutilizzato o addirittura abbandonato. I casi più gravi sono dati dalle strutture sanitarie non in uso che, al contrario, sarebbero state particolarmente preziose durante la pandemia.
Il decoro urbano
Paolo III avvia il riordino del Campidoglio attraverso il progetto di Michelangelo e il trasferimento della statua equestre di Marco Aurelio dal Laterano al centro della piazza stellare. Interviene anche su Palazzo Farnese e sulla piazza antistante che conclude il nuovo asse di Via dei Baullari, ponendo il prospetto dell’edificio in una posizione di fondale dal forte rilievo scenografico. Un intento altrettanto scenografico è dedicato al completamento di Ponte Sant’Angelo, arricchito di nuove statue.
Il tema del decoro urbano, ricondotto a temi semplici e concreti, è sicuramente quello che nei tre anni che mancano al 2025 può essere risolto. I due aspetti, al momento più trascurati, riguardano gli spazi aperti, dalle piazze, non solo di periferia, alle banchine del Tevere sulle quali è spesso difficile anche solo transitare e, soprattutto, la raccolta dei rifiuti. Questo problema non può essere risolto attraverso dichiarazioni a scadenza ravvicinata, può invece essere precisato attraverso il chiarimento delle azioni che l’amministrazione pubblica intende avviare. La soluzione presenta un problema imprescindibile e deve essere garantita per un naturale uso delle aree pubbliche, soprattutto quando queste saranno più intensamente frequentate da pellegrini e turisti.
Il risanamento urbano
Un evento straordinario, l’alluvione del 1598 con l’esondazione del Tevere, che dissesta strade, ponti e palazzi, sembra richiamare le condizioni precarie delle attuali vie della città. In occasione del Giubileo del 1600, promulgato da Clemente VIII , una parte non indifferente dell’impegno economico è rivolta soprattutto a risanare le chiese, le piazze antistanti e, in generale, il manto stradale dell’intera città. Risulta oggi necessario avviare con metodo la manutenzione ordinaria degli spazi pubblici, in particolare delle strade, costrette a sostenere un carico per il quale non erano state progettate. Le soluzioni non possono essere episodiche, ma vanno rapportate alle destinazioni d’uso programmate, adeguando ad esse anche il sistema dei mezzi di trasporto.
L’idea di città
Per il 1550 Paolo III indice un Giubileo con una città devastata non solo dalle truppe imperiali, ma anche dalla pirateria turca. Muore lasciando a Giulio III la pesante eredità di dare corso a interventi solo in parte avviati. Questi hanno tuttavia un disegno molto chiaro dal punto di vista urbanistico: riguardano la Via Trionfale, realizzata in onore di Carlo V , che prevede la demolizione di molte costruzioni per dare all’asse viario un importante valore celebrativo; ma soprattutto comprendono l’ordinamento stradale del tridente con via Leonina (Ripetta), via Clementina, poi Paolina (Babuino) e via Lata (Corso). Gli assi del tridente sono attraversati da Via Trinitatis, voluta da Giulio III per mettere in collegamento il Porto di Ripetta con il Pincio. L’area così delimitata si arricchisce di importanti palazzi che compongono l’intero Campo Marzio.
Il secolo si conclude con i due Giubilei straordinari di Sisto V (1585 e 1590) che completa il piano urbanistico dei suoi predecessori costruendo la rete viaria che mette in comunicazione le basiliche romane. L’impianto va oltre l’esito della razionalizzazione funzionale, in quanto affronta anche l’enfasi visiva ponendo in corrispondenza dei punti di maggior rilievo — i piazzali antistanti le basiliche — il traguardo di quattro obelischi. Passato alla storia con l’appellativo di “creatore della nuova Roma”, Sisto V , in appena cinque anni, imprime un assetto urbanistico che segna lo sviluppo del tessuto barocco e fornisce la città di impianti funzionali come l’Acquedotto Felice e la sua uscita in città attraverso la monumentale Fontana del Mosè a largo Santa Susanna.
Oggi il territorio urbanizzato è nella maggior parte al di fuori della cinta muraria e solo in alcune sue parti costituisce un sistema continuo. È formato da nuclei distinti, anche se non fisicamente separati. È quindi praticamente impossibile cercare di intervenire secondo la logica che, per almeno cinque secoli di Giubilei, ha permesso di seguire e controllare lo sviluppo attraverso il disegno di edifici e strade. Gli interventi di carattere urbanistico sono pertanto destinati a realizzare punti di aggregazione capaci di assorbire in termini unitari porzioni di periferia, spesso cresciute in modo indifferenziato, in modo da rendere concreti i contorni del luogo di appartenenza.