Roma, 25 lug. (askanews) – I negoziati per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza riprenderanno la prossima settimana, dopo che Israele avrà valutato l’ultima proposta di Hamas. La notizia arriva da fonti governative del Cairo, citate da Al Qahera News, dopo che i governi di Israele e Stati Uniti hanno richiamato le rispettive delegazioni dai negoziati di Doha sul cessate il fuoco a Gaza, accusando Hamas di non agire in buona fede.
L’inviato speciale americano Steve Witkoff ha puntato il dito contro Hamas e ha accennato a “opzioni alternative” da valutare, senza elaborare oltre.
“I mediatori hanno fatto uno sforzo enorme, ma Hamas non sembra essere coordinato né agire in buona fede. Ora valuteremo opzioni alternative per riportare a casa gli ostaggi e creare un ambiente più stabile per la popolazione di Gaza”, ha scritto Witkoff su X.
In una dichiarazione diffusa stamattina presto, Hamas ha espresso “sorpresa” per le dichiarazioni dell’inviato statunitense, sottolineando che i mediatori avevano accolto favorevolmente le posizioni espresse dal movimento e che questo “aveva aperto la porta a un accordo globale”.
“Ribadiamo il nostro impegno a continuare i negoziati in modo costruttivo, superare gli ostacoli e raggiungere un cessate il fuoco permanente”, ha affermato Hamas.
Un funzionario israeliano vicino al dossier ha confermato che la risposta di Hamas all’ultima proposta “non consente progressi senza una concessione chiara”, ma ha anche precisato che Israele intende proseguire i colloqui. Il nodo del contendere appare non tanto le modalità e il numero relativi allo scambio fra ostaggi e detenuti palestinesi, di fatto già fissati nei giorni scorsi, quanto le garanzie su una transizione che porti dal cessate il fuoco alla fine delle ostilità.
È dunque la richiesta fondamentale avanzata da Hamas fin dall’avvio delle trattative su cui l’organizzazione palestinese non intende transigere giacché le permetterebbe di mantenere una presenza, politicamente tangibile anche se militarmente marginale, nel Territorio costiero.
Viceversa la sopravvivenza di Hamas per quanto simbolica rischierebbe di invalidare la base sulla quale il governo di Netanyahu ha scatenato il conflitto, senza contare che il futuro politico dello stesso premier è legato all’ultradestra che non intende fare concessioni e anzi propone l’annessione dei Territori; raggiungere un compromesso accettabile rimane quindi un obbiettivo difficile.