“Onorevole Presidente Meloni, a nome delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati che rappresentiamo, Le chiediamo di fare ogni sforzo politico e diplomatico affinché si raggiunga il cessate il fuoco e sia garantita l’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese di Gaza…” Così i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil — Maurizio Landini, Daniela Fumarola e Pierpaolo Bombardieri — hanno scritto in una lettera diretta alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, evidenziando con urgenza la necessità di un impegno concreto per fermare la guerra. Plaudiamo con convinzione a questa iniziativa: i sindacati, fino al luogo deputato delle politiche sul lavoro, scelgono di farsi portavoce di un valore universale, quello della pace e della dignità umana.
Ceasefire e diplomazia in crescendo
Da più fronti, anche internazionali, si moltiplicano le sollecitazioni per giungere a una tregua effettiva. Il Segretario Generale della Confederazione Sindacale Internazionale, Luc Triangle, ha denunciato l’inerzia politica come “negligenza criminale” in un contesto dove oltre 60 000 morti, migliaia di bambini e milioni di esseri umani continuano a soffrire. A ulteriore testimonianza dell’importanza di una pressione sociale diffusa.
Segnali di apertura da Israele
Intanto un funzionario israeliano, intervenuto in forma anonima su Channel 12, ha riportato uno squarcio di speranza: “Con l’inondazione della Striscia di Gaza di aiuti umanitari, la campagna di fame di Hamas sta svanendo. Hamas sa di essersi data la zappa sui piedi … e quindi la possibilità che tornino ai negoziati non può essere esclusa. I mediatori stanno già vedendo segnali positivi in questo senso.” Queste parole, pur coperte da anonimato, offrono un filo su cui costruire una possibile via diplomatica.
Il quadro internazionale e l’inerzia della guerra
Purtroppo, i fatti sul terreno raccontano una storia più drammatica. Israele ha approvato un piano per occupare Gaza City, decisione che rischia di spostare l’equilibrio umano verso una crisi ancora più profonda e irreversibile . La comunità internazionale – dall’ONU ai principali Paesi europei – ha definito questa manovra una “escalation pericolosa” e si è preparata a un in Consiglio di Sicurezza.
Intanto nuove mediazioni procedono, ma il dialogo appare fragile. I tentativi di negoziazione, condotti da Qatar, Egitto e Stati Uniti, restano l’unica strada percorribile per salvare vite e aprire una tregua duratura.
Un appello che vale doppio
L’iniziativa dei sindacati italiani rappresenta un esempio concreto di impegno civico che trascende la sfera del lavoro. È un richiamo morale, un atto di corresponsabilità globale. Se la diplomazia – anche grazie a segnali come quelli riferiti dall’anonimo funzionario israeliano – dovesse trovare terreno fertile, questa potrebbe essere una svolta. Il mondo intero non può restare in attesa: la pace non è solo desiderabile, è indispensabile.