L’attuale globalizzazione, si legge nel documento della Conferenza episcopale francese, richiede uno sforzo creativo affinché il rispetto delle storie prevalga sulla logica della destrutturazione.
Charles de Pechpeyrou
Si intitola La speranza non delude il documento pubblicato dal Consiglio permanente della Conferenza episcopale francese (Cef) in vista delle elezioni presidenziali di fine aprile. I vescovi seguono così una tradizione avviata quindici anni fa in occasione del scrutinio del 2007, che consiste nel proporre ai cattolici spunti di riflessione sulle sfide legate al rinnovo della carica del capo di Stato. Il contesto, però, è diverso: l’epoca attuale — ammettono i vescovi nell’introduzione — è stata segnata dalle rivelazioni sugli abusi sessuali commessi dal clero francese, che hanno messo in discussione la credibilità della parola episcopale. Riconoscendo di aver «fallito», la Chiesa vuole quindi esprimersi con «umiltà». «Non diamo né daremo indicazioni di voto», spiegano i vescovi, che tuttavia esortano i cattolici ad andare alle urne: «Astenersi dal voto è una violazione di responsabilità» nei confronti di una società che rischia di «fratturarsi», perché «divisa e abitata da violenze latenti».
Il testo di una sessantina di pagine si divide in sette capitoli che definiscono altrettanti punti su cui focalizzare l’attenzione: «scegliere di vivere insieme in pace», «il rispetto incondizionato di tutta la vita umana», «promuovere la libertà, l’uguaglianza e la fraternità», «le religioni: un’opportunità per la nostra società in cerca di senso», «per un’ecologia autenticamente integrale», «la Francia non è un’isola» e infine «trasmettere».
In modo particolare, la Cef avverte del rischio di «frattura» della «comunità nazionale» e chiede «un dibattito pre-elettorale che consenta un incontro rispettoso e franco per quanto riguarda le idee e i programmi, al fine di raggiungere una scelta elettorale che possa essere accolta da tutti e portare frutti nel lungo periodo». Nell’attuale clima segnato da molteplici crisi, i vescovi invitano i cristiani a coltivare un senso di responsabilità verso tutti, vigilanza etica e sociale, speranza, ed esortano a non cedere all’amarezza, allo scoraggiamento e alla paura.
Il testo affronta con prudenza la questione della tentazione del ripiegamento su sé stessi e cerca di analizzare piuttosto che giudicare. «L’attuale globalizzazione economica e culturale — si legge — richiede uno sforzo creativo da parte di tutti affinché il rispetto delle storie, delle culture, degli ecosistemi locali e delle persone prevalga sulla logica del confronto o della destrutturazione». La costruzione europea, proseguono i presuli francesi, «così emblematica di una lotta vinta contro le tentazioni di scontro e di guerra», deve essere costantemente rivista per non cadere «nella deriva libertaria, l’eccesso tecnocratico, la rinuncia a promuovere i veri valori morali».
Nel documento si può rilevare inoltre un monito contro il pericolo di strumentalizzazione delle religioni. «Il movimento fondamentale della religione non può ridursi alla ricerca di un’identità particolare» ma «deve essere suscitato dalla ricerca di Dio, per il bene, il vero e il bello», afferma la Cef. Sulla questione migratoria, si ricordano gli «appelli profetici» di Papa Francesco e viene ribadita anche la «legittimità della regolamentazione giuridica dei flussi». Posizioni molto forti vengono prese sugli aspetti bioetici: i vescovi ricordano che «la via autenticamente umana, quella che contribuisce in profondità alla pace, non può consistere in un accanimento terapeutico o nell’uso dell’eutanasia». Mentre è in seconda lettura al Senato il disegno di legge volto in particolare a prolungare la possibilità di abortire fino a 14 settimane, l’episcopato ritiene che questo progetto «costituisce un’ulteriore violenza contro la società nel suo insieme, in particolare nei confronti dei più fragili o portatori di handicap». Viene ribadita infine l’urgenza di una riconversione ecologica e di una revisione del sistema di produzione e dei modi di consumo, in linea con l’enciclica Laudato si’.