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sabato, 2 Agosto, 2025
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Il 6 in condotta e il compitino di cittadinanza

Dal prossimo anno la riforma Valditara ridefinisce il ruolo del comportamento nella scuola secondaria: rischio bocciatura con voto 6, salvo un “elaborato” in educazione civica.

Dopo il Senato (74 sì e 56 no), anche la Camera (154 sì, 97 no e 7 astenuti) ha approvato in via definitiva il cosiddetto DDL Valditara: “Revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti”. Il provvedimento introduce importanti novità: dalla bocciatura con il 5 in condotta nelle scuole secondarie di secondo grado, al ritorno della valutazione numerica del comportamento nelle secondarie di primo grado, fino alle multe per aggressioni al personale scolastico. La scuola primaria mantiene la formula dei giudizi sintetici.

Il voto di condotta diventa determinante

La misura più discussa è quella che stabilisce un voto minimo di 7 in condotta per l’ammissione alla classe successiva. Gli studenti che otterranno 6 dovranno sostenere un “compito di cittadinanza”, prova che potrà determinare la promozione o la bocciatura. Al momento questa norma riguarderà solo le scuole superiori: il 6 equivarrà a un “debito formativo” da colmare con un elaborato, genericamente legato all’educazione civica. In sostanza, la condotta diventa un criterio dirimente e il 6 non sarà più considerato sufficiente.

Il Ministro Valditara intende attribuire al sistema scolastico caratteristiche di maggiore serietà, organizzazione e chiarezza nei ruoli, allineandolo – per sua dichiarazione – a modelli consolidati in altri Paesi. Al tempo stesso, punta a recuperare una funzione centrale di indirizzo e coordinamento, oggi resa incerta dall’autonomia scolastica, spesso esercitata in modo discrezionale e poco verificabile. In questo contesto si inserisce anche il tema – mai risolto – del declino della funzione ispettiva.

Una prova che convince poco

È sul voto di condotta alle superiori che si concentrano le maggiori polemiche. Più che la soglia numerica, colpisce la scelta di affidare la possibilità di rimediare a un anno comportamentalmente negativo a una breve prova scritta, circa 1200 battute. Una decisione discutibile: è lecito pensare che un solo elaborato (magari scritto con l’aiuto di ChatGPT) possa compensare mesi di atteggiamenti problematici, scarso impegno o mancanza di rispetto verso scuola e comunità scolastica?

Il compitino in educazione civica rischia di essere una toppa, un alibi narrativo buono per chiudere l’anno, ma poco efficace per prevenire comportamenti recidivi. Una prova scritta non ha valore riparativo, né può sostituire un percorso educativo costante. Ricordiamo le parole di Mario Rigoni Stern: “Non c’è cosa migliore di una cosa ben fatta”. Se uno studente irrispettoso sa che a fine anno potrà cavarsela con un tema, cosa lo motiverà a migliorare lungo il percorso?

La scuola non è un esamificio

Confondere la pedagogia con il pedagogese – affidando a una prova la confutazione di una valutazione maturata nell’arco dell’anno – è un’operazione che nasconde i problemi invece di affrontarli. Non tutti gli studenti presentano disturbi specifici come l’ADHD, ma molti possono essere corretti, guidati e responsabilizzati nel corso dell’anno scolastico. Questo dovrebbe essere il vero compito della scuola.

Intanto, la riforma entrerà in vigore da settembre 2025.