La duplicazione di modelli politici passati può farci sottovalutare la realtà politica del momento.
Leggiamo sempre più spesso teoremi politici costruiti su comparazioni con stagioni che oramai, hanno fatto il loro tempo.
Se non vogliamo andare troppo indietro nel tempo, la stagione che ha visto protagonista Romano Prodi alla guida di una coalizione di centrosinistra ebbe nell’idea della Margherita la sua leva vincente. Tra i diversi paralleli con la Storia recente è, però, quell’esperienza che maggiormente intriga una certa dietrologia.
Ma la Storia, come è a tutti noto, non si ripete. Tuttavia in tutti i suoi irripetibili accadimenti c’è una lezione di vita, soprattutto della sfera pubblica ed istituzionale di ogni paese, con tutta la sua carica, positiva o negativa di razionalità, o di irrazionalità, che non va ignorata, quando si è nell’imminenza di scelte cruciali nei momenti più difficili di un paese.
Certo guardare recenti esperienze passate non fa male, magari evitando qualche eccesso di nostalgia, ma un ritorno a modelli di partito di tempi trascorsi per far rivivere esperienze che avevano la loro ragion d’essere in quel determinato contesto politico, appaiono essere tentativi, palesemente antistorici,
Ancora più anacronistici appaiono quei tentativi di rievocare continuità con modelli di partito da prima Repubblica, in una società che ha da tempo superato le ideologie, sostituendole con singoli temi, identitari, più fluidi, perché più facilmente esposti alle manipolazioni demagogiche.
La deriva elettorale astensionista pone nuove sfide ed esige una nuova classe dirigente.
Così non può sfuggire la circostanza che il mutato contesto sociale sia, soprattutto, caratterizzato da un elettorato liquido, sempre più abbagliato da politiche ingannevoli e pronto a correre dietro le soluzioni più suggestive e radicali, quando non scevre da certe componenti viscerali.
In tale contesto trovano buon gioco le manipolazioni dei problemi, attraverso propagande populiste, dentro artificiosi scenari di paure ed insicurezze, che oramai hanno di gran lunga soverchiato le soluzioni a più lungo respiro.
Di certo occorre colmare al più presto quel vulnus di inadeguatezza e di scarsa credibilità di una classe politica modulata sulle singole leadership personali.
Suonerebbe perciò come una autentica rivoluzione culturale porre al centro di un percorso di rinnovamento del sistema la promozione e la cura di una nuova classe dirigente, per affrancarla dai comuni vizi: primo fra tutti, la fedeltà cieca verso i capi partito e i leader personali, che oggi caratterizzano, pressoché, tutti i partiti in campo (come emblematicamente registrato dai dati elaborati da LaPolis, secondo il cui istituto, in un solo anno la fiducia nei partiti è passata da 12 punti (anno 2023) a 9 punti percentuale, in quest’anno.
La deriva populista e sovranista sta restringendo progressivamente le prerogative del Parlamento.
Forse non è improprio affermare che una tale deriva che si riverbera in primo luogo nel progressivo affievolimento degli istituti rappresentativi, a cominciare dal Parlamento, non sia estranea a motivare, in modo sempre più cogente, nell’ambito dell’area cattolico-democratica, popolare e riformista, propositi di attiva partecipazione a ipotesi di progetti di governo, alternative alle destre, in grado di comporre, in una prospettiva di governo, scelte politiche pubbliche dominate da equilibrio e ragionevolezza,
Ed è soprattutto l’emergere di così crescente aspettativa che si sta registrando in un ampio segmento della società, ad alimentare la speranza di un recupero diffuso e condiviso di quei principi e valori fondamentali che connotano l’assetto istituzionale del paese, e che sembra facciano ombra alla maggioranza governativa.
La coesione sociale: obiettivo prioritario di una nuova aggregazione centrista che guarda ad un progetto comune riformista.
In tali scenari, un’auspicabile nuova forza politica, all’interno di un quadro democratico, nell’eterno dualismo tra élite e popolo, può esercitare, nell’ambito di una visione più attenta alla coesione sociale, un valore aggiunto offrendo una credibile visione di paese capace di neutralizzare politiche divisive e penalizzanti. Il cui effetto palese è stato quello di farne pagare il prezzo, soprattutto, ai ceti popolari e alle classi subalterne, mentre ai ceti imprenditoriali e professionali si è, al contempo, disegnato un diverso trattamento fiscale, in spregio al principio costituzionale di uguaglianza e progressività delle imposte.
I tentacoli delle oligarchie tecno-capitaliste sui settori vitali del paese.
A ciò si aggiungano i tentativi di intesa con oligarchi, titolari di tecnologie nel campo della sicurezza nazionale e delle comunicazioni satellitari (emblematiche le correnti voci di intesa in tal senso tra il governo e Elon Musk) per nuove ed inedite dominanze che renderebbero subalterne e vulnerabili le sovranità nazionali.
Ecco perché non sarebbe insignificante l’impatto che avrebbe il messaggio, da parte di una auspicata nuova forza politica che ponga, come primo obiettivo, la formazione di una nuova e più competente classe dirigente.
Non passerebbe inosservato. Anzi! Susciterebbe sicuramente nuovi rivoli di speranza in una recuperata identità centrista nel proposito di un precipuo obiettivo di ripristinare l’esercizio della volontà popolare, all’interno del modello di rappresentanza delle istituzioni, come delineato dallo spirito di partecipazione che è tra i cardini fondamentali del nostro assetto costituzionale.
Oltre al fatto che un progetto politico, che fa della solidarietà e della coesione sociale il suo denominatore comune, renderebbe più credibile la prospettiva di una visione globale, e di lungo periodo, dei problemi entro una organica e razionale composizione delle diverse istanze sociali e civili, capaci di ridare nuova linfa a progetti di crescita personale, che soprattutto i giovani hanno ormai smesso persino di pensare.
Creare un laboratorio permanente che valorizzi l’incontro tra le culture cattoliche, democratiche e riformiste e promuova un governo ombra.
Occorre che, in questo avviato processo costituente per aggregare una nuova forza di centro, si propizi un laboratorio che valorizzi l’incontro tra le culture cattoliche, democratiche e riformiste, magari sotto la guida di un autorevole coordinatore, come può essere il prof. Romano Prodi, in una comune riconosciuta leadership di un nuovo rassemblement; una operazione, questa, che intenda tradurre questo campo democratico e riformista in una alternativa politica, promuovendo subito una sorta di opposizione attiva, alla maniera di un governo ombra, per fronteggiare le politiche di una destra repressiva e divisiva.
Si ridia linfa al processo di integrazione europea facendo argine alle destre sovraniste e nazionaliste
Ma non sono da meno tutte quelle tematiche che nella rete di rapporti istituzionali tra l’Italia e l’Ue ridiano nuovo impulso al processo di integrazione europea, in questo momento assai appannato da temerarie politiche sovraniste e nazionaliste di cui sono foriere le destre, attualmente con il vento in poppa in diversi paesi del continente europeo.