Fonte Servire l’Italia
Le elezioni europee in Italia hanno dimostrato che per gran parte dei nostri votanti è molto più importante la promessa di sicurezza offerta da Salvini (rafforzata da un provvedimento BIS non ancora approvato dal Parlamento) piuttosto che la promessa di onestà in politica ed economia offerta da Di Maio, una promessa che lascia molti scettici sull’effettiva capacità dei grillini di garantirla. Comunque Di Maio è ormai maturo, per il suo fallimento, di essere messo in panchina.
Non ha infatti funzionato il suo ultimo appello prima del voto: “Questa nuova Tangentopoli deve essere punita non solo dalla Magistratura, ma anche dal voto degli italiani”. Né ha funzionato l’accusa di fascista e di razzista rivolta a Salvini. Né l’accusa di usare in maniera strumentale il Vangelo e il Rosario, simboli autentici di amore e di “apertura” verso tutti gli esseri umani. Ma soprattutto simboli di unione per chi prega a favore della concordia tra i popoli ed evitare così nuove cause di conflitti.
Anche il probabile successo di Salvini in Piemonte non sarà accolto bene da Di Maio, che non dovrebbe continuare a opporsi al TAV. Eppure sarà costretto a farlo per evitare una “rivolta” all’interno del M5S e la caduta del governo. D’altronde Salvini non può minacciare tale caduta per andare poi alle elezioni anticipate, ben sapendo che Mattarella non è affatto favorevole alla fine anticipata della legislatura. Pur di evitarla, questi punterebbe certamente a un governo M5S/PD.
Vittoria di Pirro per Salvini? È probabile, ma l’Italia continuerebbe a soffrire, con le imprese e i giovani sempre più “esportati” all’estero, dove la voglia di fare è in continuo aumento. È purtroppo facile prevedere che anche un prossimo governo M5S/PD vedrebbe la stessa conflittualità paralizzante sofferta dall’attuale governo.
Giuseppe Guzzetti, nel lasciare dopo 22 anni la presidenza della Fondazione Cariplo, ha affermato: “Servono cuore, competenza e determinazione. Abbiamo cercato di fare molte cose. Tenendo sempre presente la lezione di don Sturzo: le diversità sono sempre una forza, non una debolezza. Il controllo democratico non è solo quello della Corte dei Conti, ma quello delle persone che vedono come vengono spesi i soldi della comunità in piena autonomia. Se il Paese vuole ripartire, può farlo solo ripartendo dalle comunità locali abbassando il clima di odio”.
C’è un gran bisogno di dare la “luce verde” alla voglia d’impresa che da decenni gli imprenditori italiani sono capaci di esprimere senza essere frenati e ostacolati da una politica economica e da una burocrazia che non sono mai state all’altezza del loro genio creativo e delle straordinarie ricchezze naturali di cui il Bel Paese è dotato.