Devono essere davvero divini i doni – prudenza, sapienza, intelletto, fortezza, temperanza, pietà, verità – perché non se ne vedono molte tracce nelle relazioni e nei comportamenti che vediamo attorno a noi, soprattutto di questi tempi.
Eppure abbiamo bisogno che venga donata verità, soprattutto nelle relazioni sociali, a partire dalla divulgazione e dalla propaganda politica.
E’ un’analisi condivisa che i risultati delle ultime elezioni politiche siano state condizionate dal desiderio degli Italiani di cambiare. Perché, e per ottenere quali risultati?
I sondaggi a favore della Lega segnalano che, tra i motivi, dominava il senso di incertezza e di paura per il futuro. I messaggi – veri o falsi –sulla invasione di immigrati e sui successi, non verificati, dell’uscita dalla crisi economica, hanno fatto breccia nella opinione pubblica. E la
politica deve interpretarla, senza demonizzarla. Ad oggi i messaggi roboanti del Movimento 5 Stelle e le manifestazioni muscolari del vice presidente Salvini, ripreso sulla ruspa o in felpa, non hanno maturato ancora i cambiamenti annunciati. Sono al governo solo da otto mesi, si dice.
Ma ci sono voluti tre mesi per un decreto che riguardasse Genova. Per un decreto bastano poche ore se il contenuto è chiaro e preciso.Certo che se i 16 articoli per Genova sono la foglia di fico per distrarre dagli altri 30 nei quali si annidano condoni e sanatorie…
I doni della serietà, della austerità, del linguaggio consono, del vestire adeguato al ruolo, sono meritati dal popolo, dai 60 milioni di Italiani che sono due terzi di più di quelli che hanno votato Lega e 5MS. E voglio essere chiara: austerità non significa prendere voli di linea o viaggiare in classe economica. I cittadini si rendono ben conto che i governanti hanno tempi di lavoro e fatica che meritano rispetto anche nel viaggiare con qualche confort e insieme con gli staff che devono poter assistere i ministri.
Un piccolo aneddoto autobiografico: al Presidente Pertini, che era venuto a Fiumicino per imbarcarsi come un semplice cittadino, feci notare quanto scompiglio avesse creato tra noi viaggiatori normali, quanta polizia fosse stata appostata sui ponti dell’autostrada, ecc.. Ci
fu uno scambio di battute nello stile Pertini. I voli di Stato si dimostrano più convenienti.
Da piccoli ci conduceva a Natale una stella cometa; oggi la cronaca ci inonda di stelle politiche, che vorrebbero donare l’abolizione della povertà e un lavoro a tutti. Basterebbe il dono dell’umiltà e della pazienza per scelte economiche rispettose delle norme: sia i vincoli di
bilancio che i trattati europei. Si è visto che a favore degli Italiani e dei loro risparmi si è mossa invece la Commissione delle 12 stelle in campo azzurro. “Prima gli Italiani” e “rispondiamo a 60 milioni di Italiani invece che all’Europa” si sono rivelati slogan menzonieri rispetto alle cifre sonanti di chi è abituato a fare bene di conto. Un dono agli Italiani è arrivato certamente dalla moderazione dei toni utilizzati dai vertici della Commissione Europea e da Mario Draghi che, pur nella sua indipendenza, è riuscito con parole rassicuranti, ancora una volta, a fare del bene all’Italia, ottenendo miglioramento dello spreed e della Borsa (e delle piccole borse degli Italiani).
La passione civile e politica ci fa augurare, per gli Italiani, il meglio. Sono – dobbiamo essere – nemica di coloro che credono “tanto peggio, tanto meglio”.
Si avvicinano elezioni politiche europee, perché sei mesi corrono. Ai partiti di opposizione serve parlare chiaro e con profili alti per mostrare la debolezza e la meschinità di chi non ha cessato di fare campagna elettorale, fiducioso di lucrare un successo europeo per spenderlo in Italia, con promesse che i più stanno verificando essere da marinaio.
E’ chiaro che in Italia come in USA, come per la Brexit, gli esiti elettorali hanno segnalato comportamenti diversi fra i cittadini residenti in centro e quelli delle periferie, nel senso che i ceti più provvisti culturalmente ed economicamente sono stati in grado di fare un’analisi meno negativa di quella che è stata alla base delle scelte dei ceti meno abbienti, timorosi del futuro. Periferici anche come abitanti delle periferie. Sulla loro pelle non si faccia propaganda. Si destinino fondi sufficienti alla loro riqualificazione, sfuggendo la demagogia. Vorrei ricordare che il sindaco Rutelli ordinò oltre 300 demolizioni; Veltroni, indossando la fascia, presiedette a molte demolizioni. Purtroppo (o menomale, un altro stile!) non parteciparono anche uomini o donne di governo, in sfilata. Le periferie, tutte, hanno bisogno di sicurezza, di pulizia, di cultura. SOS: doniamo e doniamoci cultura! La certezza e la tempestività nelle pratiche burocratiche, come i controlli a favore di chi rispetta le leggi contro gli evasori, gli elusori e i furbetti sarebbero grandi doni ai cittadini.
Così pure è un grande dono saper indicare le priorità, raccontarle indicando tempi e misure per realizzarle. Non si fanno bandi senza la copertura totale e senza la certezza dei tempi, applicando le conseguenti pesanti penali, per i ritardi. Eccetera! Per alcuni condomini
non erano un dono i canti e i giochi dei bambini dell’asilo Locomotiva Momo, di Milano. E a proposito di clima e di ecologia, facciamoci un dono: puliamo il mondo! Un dono a noi, al pianeta e alle generazioni future. E’ un dono che non costa niente e ci fa sentire più… puliti.
Ho definito doni quelli che sarebbero semplicemente doveri: a ciascuno tocca esercitare il proprio dovere per ottenere che anche tutti i diritti siano esigibili. Ma il dono dice anche che si aggiunge qualche cosa di proprio, di sé, mentre si svolge una funzione, un lavoro, un’attenzione al dovere.