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lunedì, 18 Agosto, 2025
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Il Festival delle Storie nella Valle di Comino dal 25 al 31 agosto

Roma, 18 ago. (askanews) – C’è una valle, nel cuore nascosto d’Italia, dove la letteratura non è solo parola scritta, ma corpo vivo, rito collettivo, chiamata al racconto. È la Valle di Comino, una terra che non ha bisogno di scenografie, perché è essa stessa teatro, confine, mappa del pensiero. È qui che dal 25 al 31 agosto 2025 torna il Festival delle Storie, un viaggio itinerante che attraversa sette borghi – Atina, Settefrati, Alvito, Castello di Alvito, Gallinaro, San Donato, Picinisco – seguendo ogni giorno una carta alchemica. Non un tema, ma un simbolo: una visione.

In un tempo in cui tutto brucia e tutto si dimentica, il festival prova a salvare ciò che conta: le storie che ci tengono vivi. Ogni piazza è un laboratorio. Ogni incontro è un gesto che ricuce. Ogni parola è un tentativo di restare umani.

Ma il Festival delle Storie non è solo un evento: è l’espressione di una comunità di lettori, forse la più autentica e resistente d’Italia. In questi borghi non si consuma letteratura, la si abita. Le persone leggono perché hanno bisogno di parole, come si ha bisogno dell’aria, della pioggia, del pane. Ogni agosto, il festival diventa un rito del villaggio, una festa del racconto, una scommessa sulla bellezza.

I protagonisti dell’edizione 2025 non sono solo autori e ospiti – Nicola Gratteri, Maurizio De Giovanni, Andrea Crisanti, Antonio Moresco, Agnese Pini, Andrea Tornielli, Matteo Porru, Antonio Preziosi, Roberto De Ponti, Francesco Repice – ma sono anche i lettori: contadini, medici, artigiani, studenti, anziani, bambini. Tutti portano con sé una domanda, un libro, una storia. E tutti si siedono, ascoltano, parlano. La letteratura qui è una cosa che si fa insieme.

Ogni giorno una carta alchemica guida il cammino: La Notte dell’Oro, Il Sale della Terra, Il Cuore Alchemico, Il Leone Verde, Il Mercurio, La Pietra Filosofale, L’Uroboros. Ogni simbolo è una mappa del presente, un modo per orientarsi nel disordine.

“Ci hanno insegnato che il racconto è evasione – spiega il direttore artistico Vittorio Macioce – ma qui il racconto è resistenza. È il modo più puro per abitare il tempo. È l’unica alchimia che ci è rimasta.”

Il Festival delle Storie è questo: un atto poetico, una piccola utopia, un luogo dove il futuro viene prima immaginato e poi scritto. In fondo, non c’è rivoluzione più grande che leggere insieme.