Roma, 1 ott. (askanews) – Sette anni dopo, il governo federale degli Stati Uniti è di nuovo in “shutdown” dopo la bocciatura al Congresso delle ultime proposte di Repubblicani e Democratici per prorogare i finanziamenti.
Dalla mezzanotte (le sei in Italia) l’Amministrazione si trova senza una legge di bilancio: l’ultima volta era stato nel corso del primo mandato di Donald Trump, nel 2017-2018, per un periodo record di 35 giorni prima che venisse trovato un accordo.
Accordo che anche in questo caso sembra destinato prima o poi ad arrivare: lo “shutdown” infatti ha delle gravi ricadute pratiche sia a livello collettivo – conseguenze su tutti i programmi con finanziamenti federali, come la sanità – che di funzionari pubblici.
Se infatti il personale essenziale viene comunque mantenuto, potrebbe però trovarsi a lavorare senza stipendio; per tutti gli altri, si va dalle ferie forzate al licenziamento, come peraltro minacciato dallo stesso Trump nei confronti dei dipendenti Democratici.
Persino le forze armate – anche se senza tagli al personale – continuerebbero ad operare senza stipendio; gli unici dipendenti federali sicuri dello stipendio sono i membri del Congresso, il cui salario viene garantito dalla Costituzione.
Al di là della questione finanziaria, quella politica sta nel chi verrà considerato responsabile dell’attuale situazione: la Casa Bianca ha più volte sottolineato come sia stato il partito Democratico a non voler raggiungere un accordo; dall’altra parte, il Gop viene accusato di aver presentato un diktat che avrebbe portato a dei tagli insostenibili della spesa sociale.
Per questo motivo è probabile che alla fine le parti raggiungano un compromesso: almeno, le Borse sembrano scommettere su questo scenario dato che all’apertura i mercati asiatici – i primi a reagire alla notizia – non hanno registrato alcun significativo calo.