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venerdì, 8 Agosto, 2025
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Il piano di Netanyahu per Gaza, osteggiato anche dai vertici militari

Roma, 8 ago. (askanews) – Il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato poco prima dell’alba, dopo una discussione durata 10 ore, un piano per assumere il controllo di Gaza City. La decisione è sostenuta con forza dagli alleati di estrema destra del premier Benjamin Netanyahu ma incontra dissenso anche tra i vertici militari. E prospetta l’ampliamento delle operazioni militari israeliane dopo numerosi tentativi falliti di mediazione per un cessate il fuoco e mentre crescono le pressioni internazionali per un cessate-il-fuoco.

Secondo il comunicato dell’ufficio del primo ministro Netanyahu “le Forze di Difesa Israeliane (IDF) si prepareranno a prendere il controllo di Gaza City, garantendo al contempo assistenza umanitaria alla popolazione civile al di fuori delle zone di combattimento”.

Ieri Netanyahu in una intervista a Fox News ha sostenuto che Israele intende prendere il controllo del territorio palestinese, ma senza obiettivi di annessione o di governo diretto.

La maggioranza dei membri del gabinetto di sicurezza israeliano ha stilato una lista di cinque principi per arrivare alla fine della guerra. Queste sono il disarmo di Hamas, il ritorno di tutti i 50 ostaggi rimasti (20 dei quali si ritiene siano vivi), la smilitarizzazione della Striscia di Gaza, il controllo della sicurezza israeliana sulla Striscia di Gaza e l’esistenza di un governo civile alternativo che non sia Hamas o l’Autorità Palestinese. Netanyahu intenderebbe passare a Stati arabi il controllo di Gaza una volta eliminato Hamas, scenario tutto da negoziare e non è chiaro quali “forze arabe” sarebbero chiamate in causa da Israele. In ogni caso, il premier esclude un ritorno a Gaza dell’Autorità Nazionale Palestinese e ha rifiutato la proposta egiziana – sostenuta da leader arabi – di affidare la gestione postbellica a un comitato amministrativo di palestinesi indipendenti con profilo tecnico.

La nuova operazione militare prevede un’offensiva di terra in un contesto in cui Israele già controlla circa il 75% della Striscia.

Sul fronte diplomatico, le prime reazioni sono state di forte preoccupazione e condanna del nuovo piano. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha definito la decisione “sbagliata” e ha esortato Israele a riconsiderarla. “Questa azione non porterà alla fine del conflitto né alla liberazione degli ostaggi. Porterà solo altro spargimento di sangue”, ha detto. L’Australia ha lanciato un appello a “non intraprendere questa strada”. La Cina ha a sua volta segnalato tramite un portavoce degli Etseri “forte preoccupazione”.

La riunione terminata con l’ok al piano per Gaza arriva sulla scia di forti tensioni in seno al governo e nelle forze armate. Secondo funzionari presenti alla riunione settimanale del gabinetto, il capo di stato maggiore Eyal Zamir ha espresso riserve sull’espansione dell’offensiva, avvertendo che un’operazione di questo tipo “potrebbe compromettere la vita degli ostaggi ancora in mano a Hamas”. La questione ostaggi rimane infatti centrale. Video diffusi di recente mostrano due di loro in condizioni di grave denutrizione, cosa che ha suscitando la condanna internazionale ma anche accresciuto le pressioni interne su Netanyahu.

La piena occupazione della Striscia rappresenterebbe una svolta rispetto alla decisione del 2005, quando Israele ritirò forze esercito e coloni, pur mantenendo il controllo di confini, spazio aereo e forniture.