Un gesto simbolico per la Chiesa e per il Paese
Nell’udienza generale di mercoledì 19 novembre, Giuseppe Fioroni – vicepresidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo – ha consegnato a Papa Leone XIV il Rapporto Giovani 2025. Il momento, immortalato in un incontro cordiale e raccolto, è stato l’occasione per rappresentare al Santo Padre il senso di un lavoro che, appena pubblicato, era già stato illustrato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Due consegne, due vertici istituzionali, un’unica domanda: quale futuro percepiscono i giovani italiani?
I risultati: tra aspirazioni e costi psicologici della modernità
L’indagine fotografa un quadro nitido. Cresce il desiderio di stabilità professionale, ancora più che di successo economico. Il lavoro è sentito come dignità e non come pura prestazione. Le generazioni nate dopo il Duemila mostrano una sensibilità intensa verso la qualità delle relazioni e il tempo libero “protetto”, quasi come forma di difesa da un mondo competitivo e instabile.
Accanto alle aspirazioni, emergono le ombre: ansia da prestazione, fatica emotiva, percezione di esclusione. La retorica della “libertà totale” si infrange spesso contro un mercato del lavoro che resta segmentato, incerto, e che spinge molti giovani a rimandare scelte di vita fondamentali, dal matrimonio alla genitorialità.
Dal Quirinale al Vaticano: un messaggio di responsabilità
La presentazione a Mattarella ha posto l’accento sulla dimensione civile: il Rapporto non è un esercizio statistico, ma una bussola per le politiche pubbliche in tema di istruzione, transizione lavorativa, partecipazione sociale.
La consegna a Papa Leone XIV ha completato l’orizzonte: la Chiesa, come il Toniolo ricorda da un secolo, accompagna i giovani non come target, ma come soggetti con vocazione, speranza e dignità. Fioroni ha potuto spiegare al Santo Padre come le nuove generazioni vivano la fede come ricerca identitaria, non come appartenenza automatica: una fede fragile, ma non assente, che chiede luoghi di ascolto reale.
Oltre i numeri: una sfida culturale
Il Rapporto Giovani 2025 invita a cambiare paradigma: investire sui giovani non è beneficenza sociale, ma l’unica via per restituire coesione a un Paese che perde capitale umano e fiducia collettiva.
La politica è chiamata a generare percorsi di accompagnamento, la scuola a tornare comunità educante, la Chiesa a riconoscere che la pastorale non è un servizio di manutenzione della tradizione, ma un salto di responsabilità verso il domani.
La consegna del Rapporto al Santo Padre, sulla Piazza di San Pietro, non è quindi un gesto formale, ma un impegno affinché il tema delle nuove generazioni susciti l’interesse che merita: il Paese adulto deve tornare a guardare i giovani non dall’alto, ma nel profondo, come protagonisti del suo destino.

