Continua il silenzio del capo politico del M5S, Luigi Di Maio in  tema di taglio dei parlamentari, una volta incassato, l’8 ottobre scorso, il secondo e ultimo ok della Camera dei Deputati. È un atteggiamento politico in contraddizione con la vocazione del M5S alla democrazia diretta. Un atteggiamento coerente con questa vocazione sarebbe il richiedere il referendum confermativo: sarebbe un modo per verificare se davvero gli italiani sono favorevoli o contrari; in tal modo potrebbero esprimersi tutti gli elettori e non solo quelli che hanno accesso alla piattaforma Rousseau. Hanno forse paura che possano vincere i NO?

Non sono soltanto però i Grillini a tacere. In questi mesi di dibattito su quale debba essere il ruolo dei cattolici in politica non mi è capitato di leggere articoli sul tema, salvo quelli pubblicati dai quotidiani a commento del voto  dell’8 ottobre. Nelle tante chat si scrive di tutto, di economia, di salute, di istruzione, ma nulla sui rischi che correrebbe il sistema rappresentativo se dovessimo arrivare al prossimo 12 gennaio senza richieste di referendum, rischi che i nostri “Padri Costituenti” hanno voluto evitare per non ricadere in un nuovo possibile “Ventennio”. 

A livello popolare nell’ottobre scorso davanti alla Corte di Cassazione si sono costituiti solo due Comitati per il NO, quello promosso dai radicali e quello promosso da SOLIDARIETÀ – Libertà, Giustizia e Pace (www.solidarieta-italia.eu).

A livello parlamentare sono state aperte due raccolte di firme: alla Camera per iniziativa del deputato Roberto Giachetti, ma sembra essersi fermata al primo timido avvio; al Senato per iniziativa del Senatore Andrea Cangini, che, invece, sta per raggiungere quel quinto di Senatori necessario per l’indizione del referendum confermativo (65 firme). Per questo SOLIDARIETÀ ha rivolto ai Senatori un appello affinché sottoscrivano la richiesta di referendum.

Il modulo deve essere firmato presso la segreteria della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. Sembra che manchino davvero poche firme! Anche i lettori di questo articolo facciano lobbying sui Senatori che conoscono senza distinzioni di partito o di gruppo. È in gioco la rappresentanza della democrazia nel nostro Paese. Grandi collegi pochi eletti, per forza di  cose qualche territorio resterà fuori dal gioco politico per sempre senza rappresentanti, ed altri ne avranno anche troppi in proporzione agli abitanti. Ci conviene? Credo proprio di no!.