Capolavori di Goya, Tiepolo, Canaletto, Vigée Le Brun, Mengs, Liotard. E ancora: vedute del Grand Tour, nudi neoclassici, ritratti dinastici e un “cantiere di restauro” in diretta. Con la mostra Firenze e l’Europa. Arti del Settecento agli Uffizi, il museo fiorentino riporta alla luce un secolo cruciale per la cultura europea e per la sua stessa storia: il Settecento, età dei Lumi e delle riforme.
Ospitata nelle sale affrescate al piano terreno, la rassegna — curata dal direttore Simone Verde e da Alessandra Griffo — propone circa 150 opere tra dipinti, sculture, porcellane, arazzi e stampe, molte delle quali mai esposte prima o assenti da anni a causa dei lavori di riallestimento.
Un secolo di mutamenti
L’obiettivo della mostra è doppio: restituire la complessità del Settecento, secolo di grandi trasformazioni politiche ed estetiche, e narrare la metamorfosi degli Uffizi da galleria dinastica a primo museo pubblico d’Europa. Fu proprio in questo periodo, infatti, che Anna Maria Luisa de’ Medici vincolò le collezioni artistiche alla città di Firenze “per ornamento dello Stato”, mentre il Granduca Pietro Leopoldo aprì il museo ai cittadini nel 1769.
Tra fasto, realtà e nuove sensibilità
Il percorso si apre con le opere legate all’ultima stagione medicea: la religiosità, ancora dominante, è testimoniata da dipinti devozionali e sculture liturgiche. Ma è anche l’epoca della rappresentazione dinastica, come dimostrano i ritratti solenni di Cosimo III e Gian Gastone, realizzati secondo i modelli della corte francese.
Con i Lorena si afferma una sensibilità più moderna: l’arte si fa più intima, indaga il volto umano e la società che cambia. I ritratti di Goya, Mengs, Le Brun, Nattier raccontano questo passaggio. E l’antiquario Luigi Lanzi riorganizza il museo secondo criteri scientifici, raccogliendo le opere delle diverse scuole italiane: toscana, veneta, emiliana.
Erotismo, esotismo e sublime
Un’intera sezione è dedicata al nudo e all’eros, con una ricostruzione simbolica del “Gabinetto delle Antichità Erotiche” in voga all’epoca. Accanto a ciò, opere che testimoniano il fascino per l’esotico — ritratti in abiti orientali, porcellane cinesi — e per il “sublime”, categoria estetica in ascesa: montagne, rovine e cascate preludono al Romanticismo.
Il museo si racconta
Grande novità della mostra è il restauro “in diretta” del Matrimonio mistico di Santa Caterina de’ Ricci di Pierre Subleyras, appena acquisito e visibile mentre viene riportato alla luce. Un gesto che mette al centro non solo l’opera, ma anche il lavoro, paziente e silenzioso, del museo.
Il Settecento, con la sua tensione tra ragione e sensibilità, tra idealizzazione e realtà, fu l’epoca in cui nacque l’idea moderna di patrimonio. E oggi, questa mostra agli Uffizi, lo restituisce in tutta la sua vibrante pluralità.