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martedì, Febbraio 11, 2025
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Il tentativo di Ruffini apre nuove prospettive

Il Pd ha mostrato nervosismo sull’ipotesi che Ruffini possa diventare un federatore “alla Prodi”. Sarebbe opportuno che la Schlein desse un altro tono al discorso sulla coalizione, dichiarandosi pronta a un confronto dignitoso.

Vogliamo esimerci dal ripetere i luoghi comuni riportati dalla stampa negli ultimi due giorni. Un dato è certo: Ruffini rappresenta una variante che, in un centro ormai frammentato dai suoi principali interpreti – Calenda e Renzi su tutti – viene percepito come un astro che sconvolge gli equilibri esistenti. Egli sembra prospettare l’ennesimo tentativo, a partire da Veltroni, di configurare un centrosinistra che prescinda dal vincolo ossessivo dell’identitarismo.

Non sorprende, quindi, la reazione (ispida) di Calenda e (problematica) di Renzi. I due si trovano a brindare con calici già scheggiati da un dualismo tanto perdente quanto paralizzante. Ma chi impediva, al di là della loro presunta superiorità, di dimostrare fedeltà all’idea di centro attraverso un documento comune, pur frutto di un compromesso, e di ritagliarsi due ruoli primari da “consoli romani”, uno per l’Italia e uno per l’Europa? Non aver colto questa opportunità è, politicamente parlando, un autentico peccato mortale.

Anche nel Pd, pur considerando l’interesse dichiarato della segretaria verso il mondo cattolico, emergono timori circa l’ipotesi che Ruffini possa diventare un federatore “alla Prodi”. Non si capisce la logica di tanta apprensione. Forse sarebbe opportuno che la Schlein desse un altro tono al discorso sulla coalizione, dichiarandosi pronta a un confronto dignitoso. E ciò per difendere non tanto la sua immagine, quanto la vocazione “plurale” del partito che rappresenta. Ecco, nessun veto inaccettabile da parte di nessuno, se esiste un comune sentire. E a tempo debito si decida democraticamente con l’auspicabile ricorso alle primarie di coalizione.

Quanto ai potenziali nuovi protagonisti, vale segnalare  la (poco) velata disponibilità di Sala. Per adesso, tuttavia, resta concentrato sulla sua città: non intende venire meno – dice – ai doveri di sindaco di Milano. C’è comunque molto movimento nell’aria. Resta da vedere se anche il M5S e il suo leader Conte marcino in direzione del centro. Ma come? Non dimentichiamo che in origine Grillo proclamava “né di destra né di sinistra” la sua creatura politica. Magari fra non molto, con qualche piroetta, potrebbe emergere un nuovo centro multiforme. Già sembra di sentirlo, Conte, affermare che per lui dovrebbe essere un centro “dinamico, non pregiudizialmente schierato né con l’uno né con l’altro polo”. Insomma, le sorprese non mancano e non mancheranno.