Bruxelles, 24 set. (askanews) – ‘Io sono fiduciosa che, al di là di quelle che sono le le posizioni politiche e le differenze politiche, nei miei colleghi comunque prevarrà il rispetto dello stato di diritto, il rispetto dei valori democratici, dei valori che sono propri dell’Europa. Sono convinta che questi saranno i valori che prevarranno anche nella della plenaria’. Lo ha affermato oggi a Bruxelles l’europarlamentare Ilaria Salis, eletta in Italia con Avs), durante una conferenza stampa del gruppo della Sinistra, dopo che ieri la commissione Affari giuridici (Juri) ha negato la revoca della sua immunità parlamentare, chiesta dal governo ungherese di Viktor Orban. La decisione definitiva verrà presa comunque dalla plenaria dell’Europarlamento, in ottobre.
‘Il voto di ieri nella commissione Juri rappresenta un segnale positivo e importante. Voglio ringraziare i colleghi – ha detto Salis – che hanno avuto il coraggio di guardare in faccia la realtà e di riconoscere la gravità della situazione, nonostante la coltre di disinformazione e di propaganda innalzata dal regime di Orban e dai populisti di estrema destra. E nonostante alcune interpretazioni puramente tecniche che dimenticavano un fatto essenziale: senza un presupposto democratico condiviso ogni procedura inevitabilmente perde significato e validità’.
La Commissione europea, ha rilevato l’eurodeputata, ‘ha riconosciuto ciò che è evidente a chiunque osservi senza pregiudizi: in Ungheria lo stato di diritto è gravemente compromesso e la magistratura non è più indipendente, come anche lo stesso Parlamento europeo ha più volte rilevato. E io in un simile contesto – ha sottolineato – sarei sottoposta a una persecuzione certa e spietata. Questa persecuzione non è un’ipotesi, ne sono già stata vittima nei 15 mesi di detenzione preventiva trascorsi in condizioni disumane, sulla base di accuse pretestuose e mai verificate’.
‘E l’accanimento, motivato da ragioni ideologiche, non è mai cessato, anzi continua tutt’ora. Il governo ungherese – ha lamentato Salis -, per bocca dello stesso Orban non smette di diffamarmi, chiamandomi terrorista e minacciando di sbattermi in galera. Tutto questo senza nemmeno la decenza di attendere un verdetto, violando così il principio elementare della presunzione di innocenza, che è alla base di ogni Stato di diritto che sia degno di questo nome. Ma evidentemente non alla base di una democrazia illiberale, come la definisce compiaciuto Orban, non alla base di una ‘democratura’ come la definiscono invece gli scienziati politici’.
‘Da quando sono stata eletta al Parlamento europeo – ha aggiunto – l’odio del regime nei miei confronti si è ulteriormente intensificato. Non è un caso che la richiesta di revoca della mia immunità sia stata trasmessa il giorno successivo al mio intervento in plenaria, proprio di fronte a Orban’, durante il dibattito seguito all’intervento a Strasburgo del premier ungherese, nell’ottobre 2024, quando il suo governo aveva la presidenza di turno del Consiglio Ue.
‘E non è un caso – ha osservato Salis – che quando prendo la parola in aula io venga aggredita con insulti e diffamazioni dal gruppo dei Patrioti e soprattutto dai deputati ungheresi di Fidesz’, il partito di Orban. ‘Non è un caso che il portavoce di Orban abbia ripetuto più e più volte che il mio posto sarebbe la prigione e non il Parlamento. Tutto ciò dimostra una volontà precisa: silenziarmi e screditarmi in quanto eurodeputata attraverso il metodo della diffamazione e della minaccia. E qui non è in gioco soltanto la mia vicenda personale dunque, è l’indipendenza stessa del Parlamento europeo a essere sotto attacco, di fronte a un regime che minaccia di usare, e usa il potere giudiziario come un’arma politica’.
‘Dopo l’esito di ieri, guardo con rinnovata fiducia al voto in plenaria, che è prevista per ottobre. Confido che i miei colleghi sapranno confermare questa decisione, e respingere le pressioni dei populisti di estrema destra che vogliono sfasciare, distruggere l’Europa democratica. Voglio essere però molto chiara su un punto: la tutela della mia immunità parlamentare – ha puntualizzato Ilaria Salis – è fondamentale non per sottrarmi alla giustizia, ma per proteggermi dalla vendetta ungherese, da un processo ingiusto e da condizioni detentive disumane’.
‘Fin da quei giorni in cui ero in carcere a Budapest – ha ricordato -, ho sempre chiesto che il processo si svolgesse in Italia. L’ho ribadito anche in audizione a porte chiuse davanti ai membri della commissione Juri, e lo ribadisco pubblicamente oggi con forza: io auspico che le autorità italiane intervengano quanto prima al fine di tutelare una propria concittadina e di garantire che i suoi diritti fondamentali siano rispettati. La mia richiesta è chiara: voglio essere processata in Italia, non in Ungheria. Un processo con garanzie democratiche in quel paese è impossibile, lo sanno tutti; e negarlo significa essere in malafede. Per un dissidente politico, o per chiunque sia percepito come avversario del governo – ha accusato l’europarlamentare -, la giustizia in Ungheria è giustizia politica, ideologica, è vendetta, è propaganda’.
D’altra parte, ha precisato, ‘gli strumenti giuridici per aprire un procedimento in Italia esistono e spetta alle autorità italiane attivarli’. Il riferimento è agli articoli 8 e 9 del Codice penale, che prevede la possibilità, su richiesta del ministro della Giustizia, di giudicare e punire secondo la legge italiana una persona che abbia commesso un delitto in un Stato estero.
Insomma, ha concluso Salis, ‘questa battaglia non riguarda solo me, ma ha una valenza generale: riguarda la difesa dei diritti fondamentali, delle libertà democratiche e dell’indipendenza delle nostre istituzioni. E’ su questo terreno che si gioca oggi una partita cruciale: non solo per me, ma anche per l’Europa libera e democratica’.
Durante la conferenza stampa, un giornalista ungherese a cui era stata data la parola è andato di fronte a Ilaria Salis, le ha mostrato la foto di un uomo con il volto gonfio e le ha chiesto, in inglese: ‘Lei riconosce la foto di quest’uomo, che è stato picchiato a Budapest dai suoi compagni, e possibilmente da lei? lei riconosce questa persona?’
‘Rispondo subito al signore – ha replicato l’eurodeputata – perché sono stufa di ricevere accuse e diffamazioni: neanche la magistratura ungherese mi ha mai accusato di aver picchiato quella persona. Io ho già detto e ribadisco la mia innocenza, e questo è il motivo per cui chiedo di essere processata in un paese dove siano rispettate le norme dello stato di diritto, dove si abbia la possibilità di avere un processo equo. E questo spetterebbe, appunto, alle autorità italiane: aprire un procedimento a mio carico e mettere fine a questo processo farsa che si sta tenendo in Ungheria’.
A un altro giornalista che chiedeva se potesse raccontare che cosa sia successo effettivamente a Budapest quando fu arrestata e accusata di aver assaltato e picchiato dei manifestanti neonazisti, Salis ha risposto: ‘Certo: io mi ero recata a Budapest per prendere parte a una contro-manifestazione antifascista, che andava a criticare quello scempio che si vede tutti gli anni per le vie di Budapest durante la ‘Giornata dell’onore’, in cui ci sono militanti che sfilano con simboli e divise delle SS, in cui vengono intonati slogan che inneggiano all’olocausto. Ecco, fortunatamente c’è anche una contro- manifestazione’.
‘Quindi – ha ricordato ancora – mi trovavo a Budapest per prendervi parte, quando sono stata tirata giù da un taxi da parte di quella che poi ho scoperto essere la polizia ungherese, perché non si sono neanche qualificati. E lì per me è iniziata tutta questo vicenda, che poi mi ha portato a essere detenuta per 15 mesi nelle condizioni che tutti ormai conoscono, e a essere sottoposta a un processo che assolutamente – ha ribadito – viola qualunque presupposto democratico’.