Roma, 4 ago. (askanews) – Quasi 600 ex funzionari della sicurezza israeliana, tra cui diversi ex capi del Mossad e dello Shin Bet, hanno chiesto al presidente degli Stati Uniti Donald Trump di fare pressione sul primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu affinché ponga fine alla guerra a Gaza.
La lettera del movimento dei Comandanti per la Sicurezza di Israele (Cis) è firmata da 550 ex spie, militari, agenti di polizia e diplomatici. Tre ex capi del Mossad, cinque ex capi dello Shin Bet e tre ex capi di stato maggiore dell’esercito sono tra i firmatari di questa lettera, resa pubblica nella notte tra domenica e lunedì.
“Ognuna di queste persone ha partecipato alle riunioni di gabinetto, ha operato nei circoli più ristretti e ha preso parte a tutti i processi decisionali più delicati e sensibili”, dice una voce fuori campo all’inizio di un video, che presenta 19 ex alti funzionari della sicurezza che chiedono la fine della guerra a Gaza, a titolo di introduzione. Tra i partecipanti al video ci sono l’ex capo di stato maggiore e primo ministro Ehud Barak, gli ex capi di stato maggiore Moshe Ya’alon e Dan Halutz, e l’ex direttore dello Shin Bet Yoram Cohen.
“Insieme, hanno oltre mille anni di esperienza in sicurezza nazionale e diplomazia”, continua la narrazione del video, in cui gli uomini sostengono che i combattimenti a Gaza avrebbero potuto concludersi molto tempo fa e chiedono a Israele di porre fine alla guerra con un cessate il fuoco permanente e un accordo globale sulla presa degli ostaggi che preveda il rilascio immediato dei restanti 50 ostaggi.
“Abbiamo il dovere di parlare e dire ciò che abbiamo da dire”, dichiara l’ex direttore dello Shin Bet Ami Ayalon.
“Questa guerra è iniziata come una guerra giusta. Era una guerra difensiva. Ma una volta raggiunti tutti i suoi obiettivi militari, una volta ottenuta una brillante vittoria militare contro tutti i nostri nemici, questa ha cessato di essere una guerra giusta. Sta portando lo Stato di Israele alla perdita della sua sicurezza e identità”, afferma ancora.”Abbiamo il dovere di alzarci in piedi e dire ciò che dobbiamo dire”, conclude Ami Ayalon.
L’ex capo dell’intelligence militare Amos Malka sostiene che Israele sia “da oltre un anno oltre il punto in cui avremmo potuto porre fine alla guerra con un risultato operativo sufficiente”.
Invece, sostiene l’ex direttore dello Shin Bet Nadav Argaman, “ora stiamo per lo più compensando le perdite”. “Siamo sull’orlo della sconfitta”, gli fa eco l’ex direttore del Mossad Tamir Pardo.”Ciò che il mondo vede oggi è opera nostra”, afferma riferendosi alle terribili condizioni umanitarie nella Striscia di Gaza, causate da lunghi mesi di guerra con Hamas. “Ci nascondiamo dietro una menzogna che abbiamo creato noi stessi. Questa menzogna è stata venduta al pubblico israeliano, e il mondo ha capito da tempo che non riflette la realtà.” “Ci sono momenti che rappresentano una bandiera nera in cui bisogna restare fermi e dire: fin qui e non oltre”, dichiara Ya’alon. “In questo momento, abbiamo un governo che i fanatici messianici hanno trascinato in una certa direzione irrazionale”, conclude.