Roma, 28 dic. (askanews) – Il Myanmar va alle urne da oggi per la prima tornata delle elezioni generali organizzate dalla giunta militare, nel tentativo di ristabilire una parvenza di stabilità politica sotto il proprio controllo e di porre fine a cinque anni senza un parlamento eletto.
Si tratta del primo voto nazionale da quando l’esercito ha preso il potere nel febbraio 2021, rovesciando il governo civile guidato da Aung San Suu Kyi. Le elezioni si svolgeranno in 102 dei 330 distretti del Paese; una seconda tornata è prevista per l’11 gennaio e una terza per il 25 gennaio. Il risultato finale dovrebbe essere annunciato entro la fine di gennaio, secondo la Commissione elettorale dell’Unione.
Il parlamento bicamerale del Myanmar conta 664 seggi: il 75 per cento è teoricamente eletto, mentre il restante 25 per cento sarà nominato direttamente dal capo delle forze armate, Min Aung Hlaing. Il voto non si terrà nelle aree interessate dalla guerra civile. In parallelo sono previste elezioni per le assemblee locali.
La vittoria è data per scontata al partito sostenuto dai militari, l’Union Solidarity and Development Party. Il suo presidente per la regione di Yangon, Khin Maung Soe, ha dichiarato che l’obiettivo è costruire uno Stato federale e democratico, sottolineando che la priorità resta il ripristino della pace e della stabilità come base per lo sviluppo economico.
In totale sei partiti partecipano alla competizione a livello nazionale, affiancati da 51 formazioni regionali. Assente la National League for Democracy, il partito di Aung San Suu Kyi, che aveva vinto le elezioni del 2020 ed è stato sciolto dopo il colpo di Stato. La giunta aveva giustificato la presa del potere denunciando presunti brogli elettorali, accuse mai dimostrate.
Dal 2021 il regime affronta proteste diffuse, isolamento diplomatico e una resistenza armata coordinata con gruppi etnici. Sul piano economico, il Paese è colpito da un’inflazione superiore al 20 per cento e, secondo la Banca mondiale, il Pil reale dovrebbe contrarsi del 2 per cento nell’anno fiscale in corso, prima di una possibile ripresa legata alla ricostruzione post-sisma e agli investimenti pubblici.
Per la giunta, le elezioni rappresentano l’avvio di una seconda fase di una democrazia guidata dai militari, come previsto dalla Costituzione del 2008. Secondo diversi analisti, il vero obiettivo del voto è ottenere una maggiore legittimazione internazionale, in particolare presso partner come Cina e Russia, dimostrando l’avanzamento della roadmap politica promessa dal regime.
Il voto inizierà alle 6 del mattino ora locale. Potranno votare tutti i cittadini dai 18 anni in su. La prima sessione del nuovo parlamento, chiamata a eleggere presidente e vicepresidenti, dovrà tenersi entro 90 giorni dalla fine delle elezioni, come stabilito dalla Costituzione.

