Roma, 4 set. (askanews) – Ormai sembra una partita a poker la trattativa per il candidato del ‘campo largo’ in Puglia, ogni giocatore continua a rilanciare e la posta comincia a diventare parecchio alta. Per Elly Schlein non ci sono dubbi, il nome è Antonio Decaro, ma a 24 ore dal comizio che si terrà alla festa dell’Unità di Bisceglie la situazione è ancora di stallo totale. La segretaria Pd e il ‘promesso candidato’ dovrebbero trovarsi sullo stesso palco, nelle intenzioni del Nazareno per ufficializzare la candidatura.
Ma Decaro, al momento, resta sulle sue posizioni, non vuole ex presidenti in consiglio regionale, valeva per Michele Emiliano, che si è tirato indietro, vale per Nichi Vendola. “E’ un fatto di coerenza” spiegano fonti a lui molto vicine. Da Avs però non arriva nessuna apertura: l’ipotesi che anche Vendola si faccia da parte “semplicemente non esiste”, viene spiegato. Ognuno mette le proprie fiches sul tavolo, convinto che sarà l’altro a tirarsi indietro all’ultimo momento. Ma il rischio è che alla fine si riapra la corsa in una regione che sembrava già conquistata per il centrosinistra.
Schlein ha scelto di forzare, convincendo Emiliano al passo di lato e lanciando di fatto la candidatura di Decaro, creando sostanzialmente un fatto compiuto. “Per noi la campagna elettorale è iniziata”, dice un dirigente Pd. Ora, è il non detto, il cerino passa in mano a Decaro: trovi lui il modo di convincere Vendola, che non è iscritto al Pd ma è di Avs, oppure si prenda la responsabilità di tirarsi indietro.
L’ex sindaco di Bari, però, sta sorprendendo molti nel Pd. Il comunicato diffuso pochi minuti dopo l’annuncio del passo di lato di Emiliano ha stupito – e irritato – i vertici democratici. “Poteva cogliere il risultato della rinuncia di Emiliano e invece ha rilanciato subito citando Vendola. Ma allora a che gioco gioca?”.
La risposta gira da parecchie settimane, nei conciliaboli Pd: l’ipotesi è che Decaro sia tentato dall’idea di sfidare la Schlein al paventato congresso anticipato del prossimo anno, dopo le regionali. Un esponente della minoranza racconta che sono forti le pressioni sull’europarlamentare in questo senso, l’europarlamentare – con il suo patrimonio di 500mila preferenze alle europee – viene visto come il nome più competitivo per provare a rilanciare l’opposizione interna.
Una fonte che ha grande dimestichezza con l’ex sindaco di Bari, questa ipotesi la esclude: “Vuole fare il presidente della Puglia, ma ha posto una questione di principio e per coerenza la terrà ferma. Del resto, lui tratta da una posizione di forza, può tranquillamente rimanere a fare il presidente di commissione al Parlamento europeo”. Certo, sempre a taccuini chiusi, la stessa fonte riconosce che il parallelo fra il governatore uscente e il suo predecessore di un decennio fa risulta alquanto forzato: “Ma non avrebbe potuto fare una battaglia solo contro Emiliano, il principio deve valere per tutti”, quindi Decaro su Vendola non transigerà.
I tentativi di arrivare ad una soluzione continuano, ma allo stato nessuno è in grado di dire cosa succederà. Tanto che cominciano a circolare le ipotesi alternative, dal capogruppo Pd al Senato Francesco Boccia – che però non sarebbe entusiasta – allo stesso Nichi Vendola, passando per gli esponenti locali del Pd Raffaele Piemontese e Loredana Capone.
Ma è uno scenario che non piace a nessuno, dentro e fuori il Pd, perché anche se tutti ripetono “si vince comunque”, una rottura minerebbe la campagna elettorale lasciando le scorie di rancori incrociati (i sostenitori di Decaro delusi, gli elettori di Avs infastiditi per il veto su Vendola, etcà) con esiti imprevedibili.
Qualcuno descrive il comizio di domani sera come una “deadline”, il termine ultimo per decidere. Di sicuro la mano di poker rischia di sfuggire al controllo e di complicare la vita alla “coalizione progressista”, come la definisce la Schlein, in una regione che dovrebbe essere un ‘fortino’ di centrosinistra dopo il ventennio Vendola-Emiliano.