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giovedì, 5 Giugno, 2025
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Incontro fiume Meloni-Macron, dialogo (faticosamente) riparte

Roma, 3 giu. (askanews) – Sorrisi, due baci di saluto, le mani strette, qualche parola bisbigliata. La ‘pacificazione’ tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron inizia, a favore di fotografi e telecamere, nel cortile d’onore di Palazzo Chigi. Nell’attesa, già sul tappeto rosso, Meloni rompe la tensione scherzando con fotografi e operatori di entrambi i Paesi: “È il parterre delle grandi occasioni, c’è molto interesse per questo bilaterale”, dice.

Poi, alle 18.15, il presidente francese varca il portone del palazzo della Presidenza del Consiglio, e inizia l’atteso incontro, organizzato dopo settimane di alta tensione tra Roma e Parigi. Tante – negli ultimi tempi – le occasioni di irritazione, da entrambe le parti: Meloni non ha mai apprezzato l’iniziativa dei “volenterosi” sull’Ucraina, considerata una fuga in avanti; Macron non ha gradito il ruolo di “ponte” tra Usa e Ue assunto dall’italiana. In mezzo ‘sgarbi’ (il mancato invito dell’Italia alla riunione sull’Ucraina a margine del summit della Comunità politica europea di Tirana; il no alla visita a Kiev della presidente del Consiglio) e parole dure: quell'”evitiamo le fake news” del francese rivolto alla collega o il basta con “i personalismi” dedicato all’inquilino dell’Eliseo. Livelli di tensione troppo alti per due Paesi fondatori dell’Ue, a maggior ragione in un momento di stallo sia nelle trattative per l’Ucraina sia nei negoziati per i dazi.

L’incontro, per quanto preparato con cura, non è stato formale né con un risultato scontato. La stessa Presidenza francese, ammettendo che l’Italia è “un partner importante”, oggi ha sottolineato che Meloni e Macron avrebbero dovuto verificare di essere “davvero in grado di andare avanti insieme sulle questioni essenziali”. A testimoniare l’importanza della posta in gioco la lunghezza del faccia a faccia: oltre tre ore di bilaterale, prima della cena di lavoro di un’ora allargata alle delegazioni. Una durata inusuale per gli standard diplomatici, letta come un segnale positivo da entrambe le parti ma allo stesso tempo un indicatore di quanto fossero intricati i nodi da sciogliere. E se alla fine non è accordo, dal comunicato congiunto diffuso (in due lingue) al termine dell’incontro sembra emergere almeno la definizione di una base programmatica minima, un “modus vivendi” che possa essere utile a entrambe le parti e all’Europa.

Nella nota si sottolinea come il bilaterale sia servito per “coordinare gli sforzi di mobilitazione e azione europea di fronte alle sfide comuni che si moltiplicano e si aggravano”, con Italia e Francia che “fedeli al loro ruolo di nazioni fondatrici” intendono “rafforzare il loro impegno comune per un’Europa più sovrana, più forte e più prospera, soprattutto orientata alla pace e capace di difendere i propri interessi e di proteggere i propri cittadini”. In particolare sono emerse – viene assicurato – “forti convergenze sull’agenda europea per la competitività e la prosperità, da attuare in modo ambizioso e accelerato” con i temi connessi della semplificazione normativa, degli investimenti pubblici e privati, dell’energia, della piena applicazione del principio di neutralità tecnologica e, più in generale, “sulle condizioni necessarie a far concorrere le imprese europee ad armi pari”. I due leader si dicono anche “determinati” a “collaborare nella preparazione del prossimo Consiglio europeo e, più in generale, sul prossimo quadro finanziario pluriennale, sulla migrazione, sull’allargamento e sulle riforme”. Sull’Ucraina, “a più di tre anni dall’inizio dell’aggressione russa e all’indomani dei colloqui tra Ucraina e Russia di Istanbul, il sostegno incrollabile e senza esitazioni di Francia e Italia all’Ucraina è ancora più necessario per raggiungere una soluzione equa e duratura, presupponendo al contempo un ambizioso cambiamento di scala nella difesa europea, sia in termini di investimenti che di sostegno alla base di difesa industriale e tecnologica europea”. Tra i temi affrontati anche i dossier Medio Oriente e Libia e, naturalmente, la questione dei dazi. A questo proposito, si evidenzia nella nota, Italia e Francia intendono “coordinare le proprie posizioni in tema di relazioni transatlantiche, nonché sulla sicurezza economica e commerciale dell’Unione Europea”. In questo quadro, Meloni e Macron hanno infine deciso di tenere il prossimo Vertice bilaterale in Francia all’inizio del 2026.

Prima di Macron Meloni aveva ricevuto Robert Fico, premier della Slovacchia. L’incontro, inizialmente previsto ai primi di maggio, era stato rinviato, forse per evitare l’imbarazzo di una foto con l’unico leader europeo presente alla parata del Giorno della Vittoria a Mosca. Tra i temi sul tavolo i rapporti bilaterali e le questioni europee e internazionali, a partire dall’Ucraina. Su questo Fico ha una posizione particolare: “Io sono tra i politici europei che supportano pienamente l’idea del cessate il fuoco. Probabilmente non sarete d’accordo con me, ma credo che ci siano paesi nell’Unione Europea che vogliono prolungare questa guerra perché pensano che sia il modo per danneggiare la Russia. Non credo che questa strategia funzioni”. A livello bilaterale, viene sottolineato in una nota congiunta, Italia e Slovacchia si impegnano ad accrescere la cooperazione, in particolare nei settori dell’energia – anche nucleare – e dell’industria della difesa. Sul primo punto, in particolare, proprio oggi Newcleo e Javys, la società statale slovacca per il nucleare, hanno firmato un accordo per la creazione in joint venture di un Centro per lo sviluppo dell’utilizzo del combustibile nucleare esaurito (Cvp).