Roma, 22 giu. (askanews) – Chiudere lo stretto di Hormuz “sarebbe un atto di autolesionismo: sarebbe un danno soprattutto per l’Iran perchè provocherenbe una serie di reazioni, compresa quella da parte cinese, perché la Cina si serve di quel petrolio e pur non essendo intervenuta con grande determinazione a sostegno dell’Iran, si è schierata contro gli attacchi all’Iran. Perdere anche il sostegno della Cina, provocare le reazioni in tutto il Medio oriente, significherebbe subire un danno economico e rimanere completamente isolati, non avere più interlocutori”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani al Tg5.
La chiusura di Hormuz, ha insistito, “quindi sarebbe un atto violento dal punto di vista economico, avrebbe ricadute sull’economia di tutto il mondo ma comporterebbe un danno maggiore all’Iran che agli altri”.
Secondo Tajani “ora tocca all’Iran fare il primo passo: se accetta di continuare a lavorare sulla ricerca nucleare soltanto civile rinunciando a qualsuasi ipotesi di costruire l’arma nucleare sedendosi al tavolo con gli Usa credo si possa arrivare a un accordo che ponga fine alla guerra”.
“Il vero problema per Israele – ha aggiunto – è la minaccia della bomba atomica: quello che hanno detto per anni i leader iraniani è ‘cancelliamo Israele dalla carta geografica’. Quando anche l’Onu ha detto, attraverso la sua agenzia, che si era superata la linea rossa allora le cose sono cambiate. Dobbiamo però fare in modo che questa spirale si chiuda”.