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giovedì, 21 Agosto, 2025
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Israele, il centrista Gantz al governo? Urge contenere la destra radicale

Il leader centrista, a capo del Partito dell’Unità Nazionale, sta valutando il suo rientro nell’esecutivo guidato da Netanyahu. Intanto il Ministero della Difesa approva il piano per nuovi insediamenti in Cisgiordania.

La notizia è cominciata a circolare a tarda sera. La scelta di Benny Gantz garantirebbe una maggioranza più solida a sostegno di un accordo per la tregua e lo scambio degli ostaggi con Hamas.

Un nuovo slancio diplomatico

Negli ultimi giorni è venuto a configurarsi un possibile cambio di scenario politico-diplomatico: Hamas ha accettato una proposta di cessate il fuoco di 60 giorni, che prevede il rilascio parziale degli ostaggi ancora vivi, l’arrivo di aiuti umanitari e l’avvio di negoziati per la definitiva pace. Sebbene al momento il governo israeliano non abbia dato una risposta ufficiale, questa apertura rappresenta una finestra di opportunità, mentre familiari degli ostaggi e buona parte dell’opinione pubblica israeliana spingono per porre fine al conflitto.

La destra per lo scontro ad oltranza

Tutto ciò avviene in un contesto interno di grandi divisioni: i ministri di estrema destra Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich si oppongono strenuamente a una tregua e insistono su una strategia militare volta all’occupazione della Striscia di Gaza. Smotrich ha persino dichiarato che si dimetterà se Netanyahu dovesse accettare una tregua, mentre Ben Gvir, già uscito dal governo durante un precedente cessate il fuoco e poi rientrato, continua a spingere per uno scontro militare senza compromessi.

Nel frattempo, il ministero della Difesa ha approvato un piano per nuovi insediamenti in Cisgiordania: la destra esulta e parla di affossamento della soluzione dei “due popoli e due stati”.

Il ruolo di Gantz

Il possibile ritorno di Gantz rappresenterebbe un segnale politico forte: offrirebbe a Netanyahu una risorsa moderata per bilanciare le pressioni più radicali all’interno della coalizione e rafforzare quindi la prospettiva di una svolta diplomatica. Il partito di Gantz, pur ridotto in termini di numeri (oggi conta circa sette seggi alla Knesset), mantiene un prestigio politico che, insieme alla ripresa di consenso pubblico, potrebbe essere decisivo.

Un momento cruciale per la pace

Questo scenario offre una rara luce di speranza in un conflitto segnato da oltre 62.000 vittime palestinesi — tra cui molte donne e bambini — e un’opinione pubblica israeliana sempre più sfiduciata rispetto agli esiti della guerra. I mediatori regionali e internazionali si muovono con prudenza, mentre l’opzione Gantz – se concretizzata – potrebbe costituire la svolta verso una netta cesura politica e non solo militare.

In alternativa, l’occupazione della Striscia, su cui anche il governo italiano in queste ore ha espresso viva contrarietà, non farebbe che accentuare l’isolamento di Israele agli occhi della pubblica opinione occidentale. Con altri lutti, inevitabilmente.