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mercoledì, 21 Maggio, 2025
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Istat: 23,1% popolazione a rischio povertà e aumenta anche tra chi lavora, 21% a basso reddito

Roma, 21 mag. (askanews) – Nel 2024, oltre un quinto della popolazione residente in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale: il 23,1 per cento della popolazione, sostanzialmente stabile rispetto al 2023, ricade in almeno una delle tre condizioni che definiscono il rischio di povertà o esclusione sociale: rischio di povertà (18,9 per cento), grave deprivazione materiale e sociale (4,6 per cento), bassa intensità di lavoro (9,2 per cento). E’ quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Istat.

Il Mezzogiorno resta l’area più esposta al rischio di esclusione sociale. L’incidenza raggiunge il 39,8 per cento nel Sud e il 38,1 per cento nelle Isole. L’incidenza è più bassa per chi vive in coppia senza figli, soprattutto se la persona di riferimento della famiglia ha almeno 65 anni (15,6 per cento), ed è invece quasi doppia per gli individui che vivono in famiglie in cui il principale percettore di reddito ha meno di 35 anni (30,5 per cento).

E in Italia la povertà colpisce anche chi ha un lavoro. Si diffonde, infatti, la vulnerabilità economica con l’aumento delle persone che lavorano ma i cui redditi non sono sufficienti a garantire un livello di vita adeguato. Nel 2023, il 21 per cento dei lavoratori risulta a basso reddito. Questa condizione è più frequente tra le donne (26,6 per cento), i giovani con meno di 35 anni (29,5 per cento) e i cittadini stranieri (35,2 per cento). E’ quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Istat.

Tale vulnerabilità colpisce, inoltre, più spesso i lavoratori autonomi (28,9 per cento) e i dipendenti con un contratto a termine (46,6 per cento).