Platone e la centralità del sapere
Nel libro VI delle Leggi (765d-766), Platone affida a un personaggio fittizio, l’Ateniese, una dichiarazione che conserva intatta la sua forza profetica:
«Nel nostro Stato, la carica di gran lunga più importante sarà questa: il ministro dell’istruzione. […] Il primo punto, pertanto, sarà questo: eleggere a quella carica il migliore tra tutti i cittadini».
Un’esortazione che torna d’attualità di fronte ai dati diffusi dall’INVALSI e rielaborati dalla Fondazione Agnelli sui divari di apprendimento presenti nel nostro Paese.
Un sistema diseguale e squilibrato
Secondo la Fondazione Agnelli, il nostro sistema educativo nazionale è tutt’altro che equo. L’Italia è il paese europeo con i più gravi divari territoriali di apprendimento, in particolare nella scuola secondaria di secondo grado.
Nel caso della matematica, il divario tra la macro area Nord-Est e il Sud-Isole raggiunge i 24 punti: come se gli studenti meridionali avessero frequentato due anni di scuola in meno.
Le regioni del Sud mostrano una concentrazione preoccupante di studenti al di sotto del livello 3, soglia minima di competenze adeguate in italiano e matematica.
La Calabria in fondo a tutte le classifiche
Il quadro si fa ancora più grave se si osservano i dati riferiti alla Calabria. Già ultima per reddito pro capite, disoccupazione giovanile, infrastrutture e livelli di assistenza, la Regione è anche fanalino di coda per risultati scolastici.
In italiano, Veneto e Lombardia raggiungono punteggi di 206; la Calabria si ferma a 186. In matematica, il Veneto segna 210, la Calabria solo 181: una distanza di 30 punti che fotografa un’emergenza.
Sul fronte della lettura, il 24% degli adulti calabresi ha letto almeno un libro nell’ultimo anno, contro una media nazionale del 41,4%.
Un paese spaccato sul piano culturale
Il divario tra Nord e Sud non riguarda solo l’economia, ma anche l’accesso alla cultura. Nel Sud e nelle Isole vive circa un terzo della popolazione italiana, ma si vende meno di un quinto dei libri distribuiti nel Paese (19%).
L’indice di povertà culturale si riflette nel basso numero di lettori, nella scarsa diffusione delle biblioteche e in un’offerta formativa penalizzata. È una questione nazionale, non un problema locale.
Irto (PD): la cultura come questione politica
In questo scenario, si distingue il richiamo del senatore Nicola Irto, segretario regionale del PD, che ha posto con fermezza il tema della povertà culturale all’attenzione del governo.
Non si tratta di rivendicazioni regionalistiche, ma di assumere l’equità dell’istruzione come condizione essenziale per qualunque seria riforma, inclusa l’autonomia differenziata.
Solo così si potrà onorare davvero l’insegnamento di Platone e restituire all’istruzione la funzione alta di guida della comunità.