La FIM-CISL rompe il silenzio e affonda il colpo: la doppia operazione annunciata da Iveco Group – la cessione del settore Defence a Leonardo e l’OPA non ostile di Tata Motors – non è soltanto una mossa finanziaria, ma l’ennesimo segnale di disimpegno industriale da parte della famiglia Agnelli. “Una scelta che allontana un’importante realtà industriale italiana dal suo storico radicamento nazionale”, denuncia il segretario generale Ferdinando Uliano.
Leonardo rileva la Difesa: a rischio i fornitori
Il primo fronte riguarda la vendita del comparto Defence a Leonardo per 1,7 miliardi di euro, con effetto entro marzo 2026. L’operazione coinvolge i plant di Bolzano, Vittorio Veneto e Astra e rientra nel processo di rafforzamento del polo “Land Defence” con Rheinmetall.
Pur riconoscendo il valore strategico dell’accordo, la FIM lancia l’allarme per i riflessi sull’indotto. “Esprimiamo forti preoccupazioni per le conseguenze che potrebbero ricadere sugli altri stabilimenti italiani, attualmente coinvolti nella fornitura di componentistica per i veicoli militari”, si legge nella nota. La richiesta è netta: “Chiediamo garanzie concrete sul mantenimento delle forniture e dei livelli occupazionali”.
Tata pronta a rilevare Iveco. Exor vende tutto
Ma è la seconda mossa a far scattare l’allarme rosso: Tata Motors ha avviato un’offerta pubblica di acquisto sull’intero capitale di Iveco Group, nei settori autobus e veicoli commerciali. La holding Exor, cuore finanziario della famiglia Agnelli, ha già annunciato la volontà di cedere l’intera quota del 27,6%, segnando l’uscita definitiva dalla storica società.
“La decisione di Exor è grave”, afferma Uliano. Tata Motors non ha oggi alcuna presenza produttiva o commerciale in Europa e il rischio di smobilitazione è reale. La FIM chiede un presidio italiano stabile: “Riteniamo indispensabile che venga garantita una significativa presenza italiana nell’azionariato, per tutelare la prospettiva industriale e occupazionale dei siti presenti sul nostro territorio”.
Il governo non resti alla finestra
La FIM incalza il governo Meloni: servono atti, non solo parole. “Chiediamo un intervento immediato, che non si limiti a mere dichiarazioni di principio, ma si concretizzi nell’attivazione di tutti gli strumenti legali e istituzionali utili a preservare la produzione, l’occupazione e il valore strategico degli stabilimenti Iveco in Italia”.
Il sindacato apre “un confronto serrato”, a partire dal vertice previsto oggi al MIMIT, per difendere il lavoro e impedire un altro esodo industriale nel silenzio della politica.