Arthur Schopenhauer scrisse: “Colui che è guidato dal genio, vale a dire colui che pensa da sé, che pensa per volontà propria, che pensa in modo giusto, – è in possesso della bussola per trovare la via giusta”. Se anche un noto pessimista come il filosofo tedesco riconosceva l’importanza di avere una bussola, stupisce l’accoglienza polemica ricevuta dalla bussola sulla competitività presentata ieri da Ursula von der Leyen, documento fondante dei prossimi 5 anni di legislazione europea. Vero che per certi versi Ursula 2 è l’esatto contrario di Ursula 1, ma la capacità di adattare le risposte alle mutate circostanze andrebbe riconosciuto come qualità piuttosto che come limite. Solo le persone non intelligenti non cambiano mai idea, specie se si tratta, come in questo caso, di prendere atto degli errori commessi in passato e del giudizio degli elettori che hanno penalizzato Socialisti, Verdi e Liberali, indefessi ultras del Green Deal.
Per fare un esempio, basta pensare a quanto vissuto dagli agricoltori europei degli ultimi anni. La legislazione ispirata da Greta Thunberg, che ha passato più mattinate sui giornali che non a scuola, ha imposto a più riprese misure drastiche, come le diverse richieste di abbandonare l’utilizzo di determinati fertilizzanti ritenuti dannosi per l’ambiente, senza però che sul mercato fossero presenti alternative necessarie a non perdere raccolti e materie prime.
Vero è anche che, come già scritto in questa sede, manca una chiara indicazione su dove reperire i fondi per finanziare adeguatamente quanto si vuole fare, ma in un processo decisionale complesso come quello europeo, le cose si fanno per gradi. Sulla bussola per la competitività, bisognerà convincere tutti i Paesi membri a superare le frammentazioni esistenti tra le varie politiche industriali e a Bruxelles si sa che questo sarà un passaggio complicato.
Andrebbe, invece, messo in risalto il cambio di atteggiamento: si passa ad un’Europa più realista. Siamo sicuramente in ritardo su temi come intelligenza artificiale e semplificazione legislativa, ma abbiamo imparato a capire dove sbagliamo. Non a caso, il documento del Ppe a guida tedesca presentato la scorsa settimana a Berlino chiede una sospensione di almeno due anni sui nuovi regolamenti comunitari su clima e sostenibilità ambientale per andare incontro alle imprese.
Andreotti ricordava come, non sapendo dove andare e cosa fare né tantomeno sapendo dove era una volta sbarcato, Cristoforo Colombo scoprì l’America. Figuriamoci che vantaggio ha chi sa dove non vuole andare e impara dagli errori propri. In un contesto come quello odierno, lo si è detto più volte, servono risposte concrete. Insomma, il PPE si conferma come guida pragmatica dell’Unione. Il resto è un rumore di fondo, come quello che ascoltava, notte e giorno, Colombo nella sua traversata oceanica. Almeno, lui non aveva a che fare con le lamentele di chi è stato sconfitto alle urne e non sa più a che santo votarsi.