Roma, 6 ott. (askanews) – Il campo largo non si può mettere in discussione, il Nazareno tiene il punto dopo la sconfitta in Calabria che era ampiamente attesa, anche se lo scarto dal centrodestra è stato molto più ampio del previsto. Il commento, come una settimana fa, è affidato a Igor Taruffi, responsabile organizzazione e braccio destro della segretaria Elly Schlein. Anche le parole sono quasi le stesse, “per noi rimane comunque fermo l’impegno nel consolidare l’alleanza di centrosinistra certi che nei prossimi appuntamenti le vittorie arriveranno”. Taruffi è chiaro: “L’unità del centrosinistra è e rimane infatti una condizione indispensabile per vincere e governare”.
Al quartier generale Pd sanno bene che questo uno-due Marche-Calabria rischia di disfare la tela faticosamente tessuta in due anni e mezzo di segreteria Schlein, Giuseppe Conte ripete da settimane che non basta la somma dei partiti e che bisogna definire un programma chiaro e oggi la stessa richiesta arriva da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Avs: “Serve un cambio di passo che non può più essere rinviato”, avvertono. “È evidente che l’unità della coalizione a cui abbiamo contribuito con lealtà e impegno è condizione necessaria ma non sufficiente. L’impressione che il campo progressista risulti il frutto di improvvisazione e di necessità più che l’espressione di una chiara idea di Paese”. La tesi è che la coalizione debba caratterizzarsi con una linea molto più netta, possibilmente cercando di intercettare il sentimento di chi è sceso in piazza in questi giorni per la Palestina, senza timore di scontentare l’ala riformista della coalizione che – alla prova dei fatti – finora porta pochi voti.
Idee che, da un’angolazione opposta, si ritrovano anche nella minoranza Pd, da settimane di nuovo in fibrillazione, dopo la rottura con Stefano Bonaccini. “E’ ormai un dato acquisito che l’unità è una condizione necessaria ma non sufficiente”, dice un esponente riformista. E, aggiunge, “il risultato dimostra che non basta richiamare i tuoi al voto”. C’è da presidiare un’area più ampia, è il ragionamento, non bastano Gaza e le piazze viste in questi giorni.
Per questo la Schlein, attraverso il commento di Taruffi, ribadisce innanzitutto la bontà della linea “testardamente unitaria”. Quindi, il responsabile organizzazione Pd anticipa l’argomento che verrà ripetuto più volte nelle prossime settimane: il conteggio degli elettori premierà comunque il centrosinistra, alla fine della regionali d’autunno, perché “Marche e Calabria sono due importanti Regioni che insieme contano circa 3 milioni di abitanti” ma “nelle prossime settimane voteranno regioni come Toscana, Puglia che contano oltre 4 milioni di abitanti ciascuna. O la Campania, con 6 milioni di abitanti la seconda Regione più popolosa d’Italia e la prima del Mezzogiorno”. Insomma, “Solo dopo il 23 novembre potremo fare una valutazione politica ed un bilancio più compiuto”.
Ma nella minoranza Pd è già pronta la contro-argomentazione: “Ok, facciamo i calcoli da quando Elly è segretaria: il conteggio delle regionali è 8 a 3 per la destra. E’ vero, come dice Taruffi, che Umbria e Sardegna sono state strappate alla destra, ma aggiungendo le quattro regioni che mancano (Toscana, Veneto, Campania e Puglia) andiamo 9 a 6…”.
Per ora la discussione rimane sotto traccia, ci sono ancora da affrontare le campagne elettorali in quattro regioni. Ma il confronto, dentro e fuori il Pd, sembra ormai inevitabile.