Con il superamento dei vincolo del terzo mandato si chiude il cerchio della trasformazione del M5S : l’ anticasta si fa casta!!
L’ indicatore è inoppugnabile, la morale vale per gli altri non per sé stessi. Si tagliano i vitalizi per le vedove degli ex parlamentari, non i propri. Nemmeno il taglio degli stipendi degli onorevoli, sparito dal calendario, dopo essere stato pomposamente promesso come l’ oggetto della prima delibera, del primo consiglio dei ministri, della prima legislatura della ( inesistente ) terza repubblica.
Gradino su gradino siamo precipitati nel casino. Ebbene sì, perché ci ritroviamo una feccia di classe dirigente nel peggior momento della storia della Repubblica Italiana.
Senza essere dotati di anticorpi, e con la nuova Casta che si comporta come il Covid, si adatta e si trasforma riuscendo a cavalcare a furor di popolo anche le conseguenze delle sue nefandezze. Come nel caso dei bonus riscossi dai parlamentari, e da altre centinaia di migliaia di italiani, che han potuto godere delle regalie di una legge votata dai moralisti di professione.
Perché senza anticorpi? Perché la Casta dell’ anticasta è il prodotto del suicidio della Politica sull’ asse del bipolarismo della ( presunta) seconda repubblica.
Della ( finta) rivoluzione liberale del ceto politico Berlusconiano selezionato ad hoc, in odio ai professionisti della politica, sulla base dei gusti del capobanda. Della ( finta) trasformazione dell’ ex partito comunista in un partito camaleonte, cerniera della gestione dei poteri dello stato, e consegnato a una casta dei magistrati e di giornalisti che non si sono fatti scrupolo di cavalcare ( finti) scandali per liquidare gli avversari politici.
Dalle ( finte) riforme dello Stato, della pubblica amministrazione, del welfare, e del mercato del lavoro, che ci consegnano il triste primato di essere l’ unico paese sviluppato ad avere una popolazione che lavora numericamente inferiore a quella che viene, a diverso titolo, mantenuta.
Tutto questo offre una spiegazione, anche sociologica, all’affermazione del populismo sovranista fondato sull’idea dominante dello stato assistenziale, e che permea la domanda e l’ offerta politica, ben oltre i tradizionali confini politici tra destra e sinistra.
L’ essenza di questa politica è la mera gestione del potere, anche tramite una comunicazione priva di scrupoli e della emanazione di leggi dissennate a colpi di nuova spesa pubblica.
E che pensa di trovare nelle risorse provenienti dalla UE il metadone per continuare questa sciagurata fase politica.
Questa lettura, per fortuna, comincia ad emergere in molti esponenti della sinistra e della destra politica, nella parte migliore degli amministratori locali, negli esponenti che hanno svolto o continuano a svolgere un ruolo rilevante nelle istituzioni europee e internazionali.
Allo stato attuale non costituiscono una massa critica sufficiente per favorire una vera inversione di rotta. In modo tale da mettere basi per un disegno di rinascita basato su una forte convergenza di fondo tra le istituzioni e le forze produttive.
Ma lo potrebbe diventare con l’aggravarsi di una crisi economica destinata a scavare solchi nel tessuto connettivo della Comunità nazionale.