La debolezza dell’Europa secondo Fabbrini
Con la usuale competenza e chiarezza il professor Fabbrini su il Sole 24 ore di domenica ha illustrato senza giri di parole l’attuale clamorosa debolezza dell’Europa.
“La presidenza Trump è un avversario politico dell’Europa integrata”. Lo afferma sulla base dell’ignobile approccio finanziario alla questione ucraina (come già fatto con Gaza, peraltro) emerso col Piano in 28 punti redatto dal sodale in affari Steve Witkoff: un documento – fortunatamente ora ritirato, ma non scomparso del tutto – che non considerava minimamente la drammaticità della condizione di quel popolo né i rischi che correrebbe l’Europa nel caso la Russia potesse considerare pienamente riuscita la sua “Operazione Militare Speciale”.
E ancora: “L’Europa fa fatica a fare i conti con Trump e la sua America first”. Sia a causa delle note rigidità istituzionali, quali l’obbligo unanimistico nelle decisioni più importanti dal punto di vista politico. Sia per la crescita, diffusa, dei sovranismi nazionalisti favoriti (questo lo aggiungo io) dalla superficialità delle “analisi” sviluppate sui social media, facile preda di troll, fake e quant’altro.
Le responsabilità interne ai governi europei
Scrive parole nette, Fabbrini, denunciando l’atteggiamento dei governi nazionalisti (fra cui quello italiano) che si oppongono al superamento del principio di unanimità e così facendo “favoriscono la paralisi decisionale della UE” nonché gli obiettivi iper-nazionalistici di Trump, assolutamente avversi agli interessi europei, e quelli parimenti iper-nazionalistici di Putin, essi pure assolutamente avversi a un’Europa unita che sarebbe molto più forte (in demografia, economia, e perfino in assetto militare) della Russia.
Le numerose voci che in Europa, e in Italia ancor più, invocando la “pace” richiedono il disimpegno dal sostegno all’Ucraina senza minimamente considerare la conseguenza che ne deriverebbe, ovvero la definitiva sconfitta del diritto internazionale e di fatto anche dell’idea federalista europea, incapace finanche di difendersi da un possibile aggressore che ha già dimostrato la propria determinazione e ferocia.
Cosa dovrebbe accadere, se ci fosse coerenza
Bene. Tutto ciò sul piano interno (se i nostri partiti fossero onesti intellettualmente e politicamente) dovrebbe produrre almeno un paio di importanti conseguenze, appunto in considerazione della gravità della situazione e più ancora della sua possibile prospettiva futura.
A destra, Forza Italia dovrebbe per coerenza europeista abbandonare l’alleanza con la Lega salviniana palesemente filo-putiniana e con lo stesso partito della premier, nazionalista e trumpiano. Si leggano i quotidiani la Verità e Libero per averne una quasi giornaliera conferma.
A sinistra, il Partito Democratico dovrebbe abbandonare l’idea del “Campo Largo” con il Movimento 5 Stelle, ogni volta distante a Strasburgo da ogni afflato europeista e sempre assai vicino alle tesi putiniane (basti leggere il suo giornale di riferimento, il Fatto Quotidiano).
Ciò che accadrà… in mancanza di serietà
Come solo ai tempi della firma del Patto Atlantico la politica estera è oggi il cardine principale sul quale costruire una coalizione politica. Ma nella misera politica nazionale odierna le cose vanno diversamente. E quindi nulla di tutto questo accadrà. Forza Italia rimarrà alleato con Fratelli d’Italia e Lega sulla base di un patto di potere. E il Pd rimarrà “testardamente” convinto di poter vincere le elezioni solo se alleato con i 5S.
Con tanti saluti alla coerenza politica. E, mi si consenta, alla serietà che pure la politica dovrebbe (appunto, dovrebbe) sempre assicurare, nel rispetto dei cittadini elettori. Che infatti, non vedendola, la serietà, stanno sempre più decidendo di non esserlo più, elettori.

