Nulla so delle vicende personali e private di Vittorio Sgarbi. E tuttavia ho vissuto con un misto di stupore e indignazione la richiesta, per lui, dell’amministratore di sostegno.
Egli rappresenta, nella mia vita, quasi uno sfondo. Lo sento da sempre da me assai diverso, da più punti di vista: dal carattere all’orientamento politico. Eppure è come se la passione per il bello e per il vero a lui accomunasse me e tante altre persone.
Sono stato felice di ritrovarlo in tv, ospite di Bruno Vespa, per parlare di sé e di un suo libro. Un libro dove viene sottolineata l’importanza, nella storia dell’arte, delle altitudini, della montagna, intesa quasi come cifra del divino.
Del resto, le altezze sono un aspetto fondamentale del Sublime, a cui, nel mio piccolo, ho dedicato una silloge poetica. Ci si accosta al Sublime quando l’immaginazione oltrepassa la comune bellezza, afferrabile anche con il solo intelletto. È un po’ la lezione estetica di Kant.
Ecco, Sgarbi, proprio come l’arte nella prospettiva kantiana, da decenni ci dà da pensare. E di ciò dovremmo essergli grati.

