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lunedì, Aprile 7, 2025
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La guerra la fanno i pacifisti: a Bruxelles

Sia Conte che Salvini stanno utilizzando il tema “Pace” a fini elettorali: desideroso il primo di sorpassare nei sondaggi Forza Italia, e il secondo di accorciare il gap che lo separa dal Pd.

È stato il fine settimana dei pacifisti filo-trumpiani e filo-putiniani. Poi, in mezzo a loro ci sarà stato pure qualche pacifista vero, senz’altro. Ma la sostanza delle cose dette nella manifestazione pentastellata a Roma e nel congresso leghista a Firenze è di natura tutta politica e richiama assonanze filo russe già all’opera durante il governo giallo-verde. Una simmetria casuale nella tempistica, ma certo non nei contenuti.

Sia Conte sia Salvini stanno spregiudicatamente utilizzando il tema “Pace” a fini elettorali: desideroso il primo di sorpassare nei sondaggi Forza Italia, e il secondo di accorciare il gap che lo separa dal Pd. Operazione che, nel breve, mostra tutte le sue potenzialità di riuscita. L’obiettivo un po’ più di lungo periodo è però assai più ambizioso. E punta in alto.

Rafforzato dalla rielezione alla segreteria di un partito che, nonostante i mugugni ben percepibili in Lombardia e Veneto, e pure in Friuli e Piemonte, si è dimostrato incapace di ribellarsi al suo completo stravolgimento perpetrato in questi anni dal suo capo, Matteo Salvini sarà ancora più baldanzoso nel sostenere all’interno del Governo la sua linea anti-europeista e sovranista. Con il chiaro intento di mettere in difficoltà Giorgia Meloni e di sottrarre consensi nazionalisti a Fratelli d’Italia. Non solo. L’obiettivo è ancora più ambizioso: divenire lui il riferimento italiano di Donald Trump, scommettendo su quella che in molti ritengono essere la strategia del tycoon, ovvero avvicinare la Russia distogliendola dalla Cina al prezzo di un minor ruolo dell’Europa, vista in ogni caso come singole nazioni e mai come Unione. Ovvio che la Presidente del Consiglio dovrà inventarsi qualcosa, prima o poi. Ma certamente l’incombenza governativa le crea delle difficoltà che non aveva quando urlava solitaria contro l’esecutivo Draghi.

Una posizione di rendita che oggi ha Elly Schlein. La quale, non avendo su di sé il peso del governare, può illudersi di cavalcare una linea ambigua, europeista ma con dei limiti, per un riarmo europeo ma non nazionale, realista ma pacifista…e si potrebbe proseguire. Un insieme di contraddizioni dettato dalla necessità di mantenere un simulacro di alleanza dell’opposizione nonostante l’attacco alzo-zero che la coppia Conte-Travaglio ha con durezza attivato utilizzando, proprio come Salvini, il pacifismo opportunista associato al sostegno di fatto alla scelta imperialista di Putin, e pure ad una qual certa ambiguità nel giudizio su quanto sta facendo il presidente americano.

Dopo questo week end giallo-verde appare chiaro chi è alla guida di posizioni nemiche dell’europeismo incompatibili dunque con quelle di quanti ritengono – per consolidata cultura politica o per una più recente acquisita consapevolezza – che solo uniti gli europei possono far fronte con risolutezza alle sfide di questa nuova fase politica mondiale. Tocca ora a questi ultimi, sia al governo sia all’opposizione, rispondere con una forte e consequenziale iniziativa politica.

L’inazione sarebbe una inaccettabile manifestazione di impotenza. Non perdonabile.