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sabato, 27 Settembre, 2025
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La Leopolda no, Ruffini non aderisce alla proposta di quarta gamba

È fatale che l’invenzione di un piccolo caravanserraglio per dare copertura a una politica sbagliata - quella del campo largo con al centro Elly Schlein - sia agli occhi della gente comune una manovra essa stessa sbagliata.

Ruffini non andrà alla Leopolda, l’annuale assise renziana. È una buona notizia, anche se le ragioni del rifiuto non sono ancora esplicitate con sufficiente chiarezza. Infatti, non basta dire che la “quarta gamba” non rientra nel proprio orizzonte politico. L’opinione pubblica è interessata a capire se l’alternativa alla Meloni passa obbligatoriamente per il Nazareno, oppure se può costituirsi a prescindere da chi occupa oggi il quartier generale del PD, dovendosi prendere atto di una linea sbilanciata a sinistra e cedevole ai ricatti del movimentismo contiano. 

Su queste basi il centrosinistra non esiste. Semmai esiste la sinistra, magari con tentazioni radicali che il vecchio partito comunista sapeva ben altrimenti trattare.

Ogni giorno si manifesta la contraddizione che segna il cosiddetto campo largo, ad esempio in rapporto alla vicenda di Flottilla. È credibile una coalizione che vede M5S e AVS assecondare l’opzione più oltranzista degli organizzatori della spedizione umanitaria? Elly Schlein è la principale responsabile di questa “omissione di credibilità”. In fondo ha snaturato il PD, un partito che nacque per fissare un confine tra riformisti e radical-populisti. Dunque, per tornare alla “quarta gamba”, è fatale che l’invenzione di un piccolo caravanserraglio per dare copertura a una politica sbagliata sia agli occhi della gente comune una manovra essa stessa sbagliata.

Giorno dopo giorno, questa consapevolezza tende a farsi largo nella pubblica opinione. Ecco allora che l’ironia di Salvatore Merlo – v. il Foglio di oggi – sulla condotta di Ruffini è sproporzionata ed ingiusta. Che possa aspirare da riformista cattolico a sostituire la Schlein, non è di per sé uno scandalo; anzi è il modo concreto per determinare una svolta, mettendo in campo una proposta politica alternativa. A Ruffini può essere rimproverato di credere ingenuamente nella possibilità di riformare dall’interno il blocco PD-M5S-AVS; ma se l’obiettivo è quello, e cerca da parte sua di raggiungerlo, gli si deve riconoscere il merito di non abbandonarsi al pessimismo. 

È una sfida, la sua. Una sfida che esige coraggio e rigore, tanto da contemplare anzitutto il rifiuto dell’accozzaglia. Ruffini non va alla Leopolda per motivi politici, non per bizze caratteriali. Vede i contorni dell’accozzaglia e decide di tenersene a debita distanza. Perché dargli torto?