[…] Non solo tutti i partiti, ma tutte le componenti della società concorsero dunque all’agognato obiettivo della libertà. Penso ai sacerdoti che protessero, difesero e sostennero le formazioni partigiane, oltre che difendere la propria gente: a Imponzo, don Giuseppe Treppo venne brutalmente ucciso perché si opponeva alle violenze che venivano commesse dai cosacchi e per salvare alcune donne dai tentativi di stupro.
Penso alle tante donne che si spesero a costo di rischi enormi e sacrifici innominabili come combattenti nelle formazioni militari; come staffette; per soccorrere, confortare, aiutare le migliaia di deportati che transitavano da Udine verso i campi di internamento in Germania; come mogli e madri di case rimaste senza figli e mariti, per cercare di mandare avanti, nelle difficoltà della guerra, le loro famiglie.
Tutti noi abbiamo la fortuna di aver conosciuto e di poter ancora abbracciare Paola Del Din “Renata”, medaglia d’oro al valore militare, alla quale va il nostro saluto e il nostro eterno grazie.
Ma lasciatemi qui, oggi, ricordare anche alcune altre grandi protagoniste della nostra Resistenza. La medaglia d’oro Cecilia Deganutti “Giovanna d’Arco”, della Brigata Osoppo-Friuli, torturata dalle SS, deportata e uccisa nella Risiera di San Sabba a Trieste. Qui venne bruciata viva dai fascisti anche un’altra medaglia d’oro al valor militare, Virginia Tonelli “Luisa”. Infine – ma la lista delle nostre partigiane sarebbe lunga – Jole De Cillia “Paola”, medaglia d’argento al valor militare, che al termine di uno scontro a fuoco preferì suicidarsi con il suo compagno, piuttosto che cadere nelle mani di chi l’avrebbe fatta parlare torturandola, gli uomini del Battaglione Valanga della Decima Mas. Quella Decima Mas di cui adesso – in modo vergognoso – si loda il patriottismo! Furono Jole De Cillia e tutti quanto coloro che combatterono la Decima Mas i veri patrioti, non gli scherani di Hitler e di Mussolini!
In questi tempi tornano in auge in Italia e nel mondo i gesti, i simboli, le idee e i principi del fascismo e del nazismo. Vediamo i nuovi fascisti sedersi nei parlamenti democratici e in quello europeo, ed esprimere senza timore le stesse parole d’ordine xenofobe, violente, razziste di cento anni fa.
L’Unione Europea, nata per scongiurare il ritorno delle dittature e delle guerre, si trova per la prima volta di fronte ad un attacco a tenaglia che punta a destabilizzarla e a indebolirla. Ad est si deve difendere dall’espansione russa, e a ovest deve reagire alla guerra dei dazi, figlia di una narrazione rancorosa che incolpa l’Europa di aver derubato l’America.
A ciò si aggiunga il sostegno – sia della Russia che degli Stati Uniti d’America – a tutte le forze politiche nazionaliste dei singoli Paesi Europei. Si pensi al legame tra Putin e Orbán, e al fatto che la prima visita del vicepresidente USA Vance in Germania è stata organizzata per incontrare non già il capo del Governo o il Presidente della Repubblica, ma la leader del partito neonazista Alice E. Weidel.
In un contesto nel quale forze politiche euroscettiche e nazionaliste guadagnano terreno, in cui i valori di pace, solidarietà e cooperazione tra popoli sembrano dimenticati, il 25 aprile rammenta agli italiani che la libertà non è scontata e va difesa ogni giorno, ricordando per prima cosa l’abisso profondo in cui si cade quando si abbandona la democrazia.
L’Unione Europea deve rafforzare la propria autonomia e mettersi nelle condizioni di non essere aggredita. Per questo è auspicabile la costruzione di una Europa Federale, come premessa del nuovo che serve per difendere le conquiste del 25 aprile e per tenere accesa la fiaccola delle democrazie nella competizione con le autocrazie. La pace, la libertà, la democrazia, la giustizia, la solidarietà, l’eguaglianza, senza distinzioni e discriminazioni di genere, colore della pelle, religione e quant’altro, sono conquiste che sono costate la vita a molte migliaia di friulani e di italiani.
Sappia, chi immagina di cancellare queste conquiste sull’onda di un neo-nazionalismo e di un neo-razzismo, che le italiane e gli italiani di oggi e di domani, non lo accetteranno mai. Anche a costo di essere deportati nuovamente nei campi di concentramento piuttosto che arruolarsi nelle truppe naziste – come fece mio padre – o di tornare a resistere e a combattere sulle montagne, come fecero i partigiani, pronti a morire per la libertà.
Per questo – in questo 80° anniversario della Liberazione dell’Italia – siamo qui insieme a tenere alta la bandiera della libertà.
Viva il 25 Aprile, Viva Udine, Viva il Friuli, Viva l’Italia, Viva l’Europa.
Udine, 25 Aprile 2025