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martedì, Febbraio 11, 2025
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La pace non coincide con l’ideologia del banale pacifismo

Bisogna fare attenzione: la pace non è un valore isolato, ma il risultato di un equilibrio - soprattutto politico - tra giustizia, dignità e sicurezza. Il pacifismo assoluto rischia di diventare paradossalmente bellicoso.

La guerra, dal punto di vista antropologico, può essere considerata un’infezione. Infetta tutto ciò che tocca, compresi i sostenitori della pace. Sì, anche loro possono trasformarsi in bellicosi pacifisti, figure paradossali che, pur proclamando la pace, si scontrano ferocemente tra loro su come raggiungerla.

Basta osservare il linguaggio usato in certi contesti per notare come la parola “pace” venga talvolta espressa in modo così conflittuale da degenerare in un ossimoro. Questa “militarizzazione” dei pacifisti nasce da un problema di fondo: l’assolutizzazione del valore. Ogni volta che un valore viene posto su un piedistallo, isolato dagli altri e reso assoluto, si creano divisioni e conflitti. Questo è accaduto con la libertà, l’uguaglianza, e ora accade con la pace, dimenticando che essa non può esistere senza essere integrata con giustizia, sicurezza, dignità, libertà e autodeterminazione.

 

La contraddizione del valore assoluto della pace

Spesso si sente dire che un vero cattolico dovrebbe rifiutare l’uso delle armi. Ma allora figure come Sant’Agostino, San Tommaso, Giovanna d’Arco o San Giovanni Paolo II sarebbero principianti nella fede? La tradizione cattolica, nella sua complessità, ha sempre riconosciuto che la pace non è un concetto astratto, ma un problema politico e storico, determinato dalle circostanze. Se la pace è storicamente determinata, non può essere assoluta.

Da qui emerge l’esigenza di individuare le determinanti politiche della pace. Queste non possono ridursi al fatalismo di certe scuole geopolitiche, come quella dei realisti (Kenneth Waltz, John Mearsheimer), che vedono i conflitti come inevitabili. Non è la geografia a dettare legge, ma la politica, che ha il compito di progettare una convivenza tra i diversi valori, cercando di integrarli: pace, giustizia, sicurezza, ordine.

 

Problemi globali e politiche multilaterali

Oggi, questioni globali come migrazioni, terrorismo, ambiente e conflitti richiedono risposte politiche capaci di superare i limiti del determinismo. La soluzione non può essere affidata né a un mercato guidato da individui come Musk, né a un sistema unicamente multipolare, ma a un approccio multilaterale e inclusivo, capace di tenere insieme interessi e valori comuni.

Eppure, nella nostra stessa Europa, i diritti dei popoli sono stati spesso sacrificati in nome di politiche di sopraffazione. L’esempio della Russia di Putin lo dimostra chiaramente: l’operazione contro l’Ucraina è stata giustificata con la pretesa che il popolo ucraino non avesse diritto di esistere come entità autonoma, ma solo come manifestazione secondaria di quello russo. Putin, paradossalmente, ha ribadito la centralità del concetto di “popolo” sancito nel 1917 da Wilson e Lenin e poi dalle Nazioni Unite, per poi svuotarlo dall’interno. Ha mostrato che i popoli, lungi dall’essere entità naturali, esistono solo in relazione alla forza che riescono a esprimere, e che anche i diritti, senza forza a sostenerli, restano fragili.

 

I diritti e la forza: una relazione conflittuale

Le azioni di Putin ci ricordano che i diritti, compresi quelli individuali, non sono garantiti per natura, ma dipendono dalle condizioni politiche e dalla forza. La Modernità, fondata sui diritti, si rivela così vulnerabile: ciò che è moralmente giusto può esistere solo in modo conflittuale e provvisorio, perché è sempre legato alla capacità di difenderlo.

In questo scenario, il compito della politica non è inseguire ideali assoluti, ma costruire un equilibrio dinamico tra i valori, evitando che la pace, o qualsiasi altro principio, si trasformi in un’arma per nuove divisioni e conflitti. La vera sfida non è rendere la pace un valore isolato, ma integrarla in una visione che tenga insieme giustizia, sicurezza e dignità per tutti.