Teologi e filosofi fanno notare che la “passione” di Gesù ha modificato la percezione del significato stesso del vocabolo: Gesù di Nazareth conosce il dolore, un dolore straziante, soffre, muore sulla croce, eppure non subisce passivamente tutto ciò.
Danilo Di Matteo
La passione del presente. Breve lessico della modernità-mondo è il titolo di un libro del 2008 del filosofo Giacomo Marramao. Più in generale, a me pare, l’espressione “passione del presente” potrebbe indurci a riflettere, proprio in un momento come questo, di crisi pandemica e bellica.
Essa indica senz’altro un vivo interesse, un coinvolgimento profondo, anche emotivo, rispetto alle vicende che attraversano il nostro tempo. È, dunque, tensione intellettuale e affettiva volta a comprendere. Etimologicamente la parola passione rimanda pure alla passività: noi, in tal caso, ci troviamo a subirlo il presente. Come un qualcosa che, dall’esterno, investe le nostre esistenze e il nostro pensiero. E in effetti con tale stato d’animo viviamo, ad esempio, la situazione socio-sanitaria provocata dal Covid-19 e l’invasione russa dell’Ucraina.
Teologi e filosofi, tuttavia, fanno notare che la “passione” di Gesù ha modificato la percezione del significato stesso del vocabolo: Gesù di Nazareth conosce il dolore, un dolore straziante, soffre, muore sulla croce, eppure non subisce passivamente tutto ciò. Egli, anzi, ne fa un momento di redenzione dell’umanità, di liberazione. E una parte fondamentale della teologia è in realtà “teologia della croce”.
Sul versante mondano, l’accostamento di sofferenza e speranza è cruciale, poniamo, nella storia del movimento operaio e socialista (“chi soffre e spera”, recita un verso dell’inno “Bandiera rossa”). Nella tradizione ebraica, poi, come sottolinea un pensatore della levatura di André Neher, si evidenzia come la speranza si nutra del fallimento e nasca, letteralmente, “fallita”.
Ciononostante, ecco la circolarità del ragionamento che propongo, quella passione – la passione del presente – si volge in passione per il presente, in slancio teso a capire e ad agire. È la “segreta piega inattuale” del presente, come direbbe proprio Marramao, tale da produrre “un’apertura dell’esperienza verso il futuro”. Ci si può appassionare a un virus pandemico o a una carneficina come quella ucraina? Sì, se con ciò si intende lo sforzo per interpretare e modificare quel che sta accadendo. Ecco a cosa siamo chiamati.
Per saperne di più
https://www.mondoperaio.net/in-evidenza/la-passione-del-presente/