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giovedì, Febbraio 13, 2025
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La Pira, Mattei e un Mediterraneo nuovo.

Proponiamo per gentile concessione dell’Autore la stralcio dell’intervento che terrà domani, 14 febbraio, presso l’Università di Cagliari, al convegno organizzato dall’Istituto di Storia dell’Europa mediterranea del CNR sui Colloqui mediterranei di La Pira.

Inizio con una citazione: “Sia che egli vada a Pechino (per i fosfati di Ravenna) o a Mosca (per i tubi della Pignone), in Persia o al Cairo (recando aiuto concreto e concreta speranza al popolo egiziano e a tutti i popoli arabi nel momento più drammatico e incerto della loro storia, nel 1957) a Rabat o ad Algeri (quanta speranza concreta pel popolo algerino) nell’America Latina o in Africa o in India, sempre egli ebbe come punto ideale di riferimento storico, politico ed economico, Firenze”. Chi parla è Giorgio La Pira, allora sindaco di Firenze; e parla di Enrico Mattei, ad appena un mese dalla tragica scomparsa del manager.

(…) Si trattava in quegli anni di contribuire costruttivamente al cambiamento del quadro della guerra fredda e delle relazioni internazionali, pur mantenendo ancoraggi atlantici ed europei, ma in una chiave dinamica (…) E contributi creativi vennero, in questa direzione, da Giorgio La Pira e da Enrico Mattei.

(…) Nelle parole di La Pira è a Firenze che Mattei fa gli incontri determinanti di quella politica: è a Firenze, nel 1957, che incontra Maometto V re del Marocco; è a Firenze, nel 1962, che incontra Senghor e con lui il Senegal. La Pira e Mattei non si fermano all’Africa mediterranea, ma colgono il complessivo senso della Storia, in un tornante in cui numerosi paesi si rendevano indipendenti. “L’Africa tutta intera – disse La Pira nell’Invito alla Tavola Rotonda del Terzo Colloquio – appartiene a questo spazio”. Quello spazio è il Mediterraneo, sul quale si affaccia non solo un certo numero di paesi ma nel quale si rispecchiano, per loro tramite, ben tre continenti. Ed è appena il caso di ricordare quanto ciò è innovativo e lungimirante negli stessi anni in cui con il Trattato di Roma nasce la CEE, con un suo baricentro economico-politico altrove.

Numerosi paesi erano divenuti indipendenti formalmente e politicamente, ma non anche – come Mattei – ripeteva, economicamente. Nel processo di decolonizzazione non vi era solo un dato fisso – quello statuale e giuridico – ma un divenire mobile, che chiamò “decolonizzazione dell’economia mondiale”. (…) Finisco con il discorso citato in apertura: “Mattei fu – sono ancora parole di La Pira – l’aspetto operativo (economico, tecnico, sociale) della tesi di Firenze”. Era la tesi che La Pira aveva riassunto nella formula di derivazione paolina spes contra spem, come capacità di avere speranza contro ogni ragionevole speranza: cioè, al di là del calcolo, al dì del rischio. Per la Pira, Mattei fu “la visibilità economica, tecnica, sociale, di questa tesi (…) dalla Cina all’India, dalla Russia all’Africa, dai paesi arabi al Mediterraneo alla Persia”; egli costruì una “tela nuova destinata alla loro promozione storica (economica, sociale, politica) e alla loro autentica pace”. Raramente un’alta iniziativa morale come i Colloqui aveva concretamente contribuito ad elevare le prospettive di un numero così ampio di genti. E vale ricordarsene oggi: nell’anno del Giubileo della Speranza, nell’ambito di ciò che viene definita nuova teologia del Mediterraneo.