Cirino Pomicino ha sollevato una opportuna e vivace polemica sullo speciale sulla ricorrenza del 25 aprile per avere l’autore del servizio Rai fatto scomparire dalla ricostruzione ogni voce sul ruolo del cattolicesimo democratico. Una storia scritta dai vinti!

Dunque un problema di pluralismo informativo e culturale che non può essere sottaciuto soprattutto se avviene nel servizio pubblico!
L’autore del servizio si è giustificato dicendo che lo speciale partiva da una intervista ad una storica di matrice cattolica: Lucetta Scaraffia.

Basta essere solo un docente di storia contemporanea per garantire il pluralismo o forse è richiesta una forte specializzazione sui temi della Resistenza e sulla storia del Movimento Cattolico? Si è preferita una scelta più legata al femminismo, forse distorsiva conoscendo le recenti polemiche tra la stessa studiosa e l’Osservatore Romano piuttosto che la ricerca di un equilibrato giudizio sulle vicende della Liberazione.

Dunque il problema non è avere garantito una presenza purchessia – ma quale presenza! Una presenza per garantire il pluralismo o per determinare una linea editoriale? Questo è il punto.

Non c’erano altre figure per divulgare una raffigurazione autenticamente pluralista delle vicende legate alla Liberazione, sul ruolo fondamentale dei partigiani cristiani e dei volontari della libertà, da Luigi Bignotti a Enrico Mattei a Mario Ferrari Aggradi, da Paolo Emilio Taviani a Gian Luigi Rondi?

Non c’erano forse storici come Nicola Antonetti presidente dell’Istituto Sturzo o Francesco Malgeri? Ci saremmo accontentati di Piero Craveri che pur laico sarebbe stata una voce autenticamente libera ed obiettiva per la ricostruzione di vicende complesse che richiedono la presenza di studiosi piuttosto che di divulgatori.