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sabato, Marzo 1, 2025
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Occidente terremotato, Europa indispensabile.

L’unica ancora di salvezza è un’Europa più solidale. Basta uno sguardo al panorama politico continentale per rendersi conto che astuzie e disinvolture non sono più sostenibili. Un monito per la Meloni.

Non c’è più tempo da perdere. La rivoluzione trumpiana fa traballare l’Occidente, ovvero la dimensione simbolica e geo-politica che per un secolo ci ha regalato, grazie a un’America garante della sicurezza dell’Europa, una stabile condizione di pace. Ora l’unica ancora di salvezza è un’Europa federale e solidale, in cui ci sia un minimo (ma chiaro) comun democratico, senza la mannaia del potere di veto che produce ricatti e paralisi; un’Europa capace di parlare come un unico Stato, come ha ammonito Mario Draghi dinanzi agli europarlamentari.

Basta uno sguardo al panorama del Vechio Continente per rendersi conto che astuzie e disinvolture non sono più sostenibili. La recente vittoria dei cristiano-democratici tedeschi indica la strada di una rinnovata solidità dell’asse franco-tedesco, costituendo un freno ai sovranismi e ancor più ai movimenti filonazisti.

In Italia, la luna di miele della Meloni si sta concludendo, poiché vengono allo scoperto le ambiguità che pure dovevano e potevano essere fugate con la piena “immersione” della destra nelle alleanze storiche del nostro Paese: Europa e Nato. La Premier è chiamata a fare i conti con le sue stesse manovre: infatti, mentre promuoveva l’opzione sovranista rappresentata dal premierato, con l’ambizione di farne la “madre di tutte le battaglie”, ha poi incrociato con malcelato entusiasmo l’avvento al potere di Trump, accentuando l’immagine tendenzialmente “cesaristica” della sua politica. Ora, in Europa, è guardata con più sospetto di prima. Di fatto ha bruciato il successo dell’alleanza con Ursula von der Leyen, in cambio della nomina di Fitto – lo ricordiamo – al vertice della Commissione come uno dei sei vicepresidenti operativi.

Infine, è significativo notare che la Premier è stata l’unica leader europea invitata all’insediamento di Trump, dopo essere stata accolta confidenzialmente nella villa di Mar-a-Lago. È difficile per lei mantenere i “piedi in due scarpe”, tentando di presentarsi come mediatrice tra le due sponde dell’Atlantico. Le circosctanze le impongono di schierarsi, a partire dallo scontro sull’aumento dei dazi, contro i quali l’Europa, e quindi anche l’Italia, dovranno difendersi con determinazione per evitare conseguenze gravi ai danni dei cittadini.