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lunedì, 27 Ottobre, 2025
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La visione politica di Misasi attraverso le lenti del municipalismo democratico

Nel ponderoso saggio su Orvieto (“Storia di un Libero Comune”, Rubbettino, 1998) il leader dc calabrese offre ancora oggi, a 25 anni dalla sua scomparsa, una serie di “insegnamenti” per leggere i temi dell’attualità.

Nel 1998 Riccardo Misasi, ormai molto lontano dalle vicende politiche che per molti anni lo avevano visto grande protagonista, pubblica un documentato volume dedicato alla storia del Libero Comune di Orvieto. Da questa storia Misasi ricava una serie di “insegnamenti” per leggere i temi dell’attualità, offrendo una sorta di testamento intellettuale che potrebbe essere di grande aiuto in una stagione politica nella quale il riferimento ideale-culturale sembra annacquato e la politica ridotta a mera gestione del potere.

Una politica con respiro spirituale

La prima considerazione da fare è che, come ha notato acutamente Giuseppe De Rita nella prefazione al volume, la riflessione politica di queste pagine si muove in una prospettiva che richiama a un’esigenza di tipo “spirituale”. Collocandosi in un momento particolare della sua vita, caratterizzato dalla necessità di ripensare profondamente (forse anche autocriticamente) il senso della politica, queste riflessioni vanno al di là della centralità “demitiana” dell’autonomia della politica (dal sociale, dall’economico, dal religioso) per volgersi verso la dimensione metapolitica e spirituale della politica stessa.

Per uscire dalla crisi sociale e politica di quei tempi, che sono i nostri tempi (che Misasi analizza con l’intelligenza che amici e avversari gli hanno sempre riconosciuto e con appropriati riferimenti alla storia e alla storia del pensiero), la soluzione proposta è quella del recupero di una dimensione politica capace di esaltare il primato della persona, come soggetto autonomo e responsabile, e delle formazioni sociali, o delle società intermedie, in cui la persona sviluppa se stessa. E, oggi, nell’epoca del dominio della tecnica e del rischio delle derive post-umane e, peggio, transumane, la riflessione sulla persona, sulla sua identità e sul suo valore, diventa di conturbante emergenza.

Verso uno “Stato della sussidiarietà”

Un’altra considerazione da fare è che nel pensiero di Misasi si delinea chiaramente uno “Stato della sussidiarietà”, anche se l’espressione sussidiarietà non viene utilizzata (ma anche in Sturzo, che è una delle matrici del suo pensiero, manca l’uso del termine, così come manca nel dibattito in Assemblea Costituente).

L’idea di sussidiarietà (Misasi utilizza il concetto di autonomia) si arricchisce di motivi spirituali perché si parte dalla consapevolezza che il tema dell’autonomia non si risolve solo nella predisposizione di strumenti tecnico-giuridici, per la distribuzione verticale delle competenze o il coinvolgimento orizzontale delle formazioni sociali, ma rimanda soprattutto a un’esigenza ineludibile, perché costitutiva, della persona umana.

Da qui la sua interessante ricostruzione storica sulle ragioni teoriche e politiche della mancata attuazione di un ordinamento basato sulle autonomie; l’individuazione di una serie di coordinate essenziali di uno stato della sussidiarietà, riprendendo l’idea di “comunità delle comunità”; la rilettura completa del principio federalistico. Da qui, infine, la particolare attenzione a un altro aspetto della dimensione politica della sussidiarietà, e cioè la riflessione sul tema della partecipazione e sulla necessità, non di una terza via più o meno intermedia, ma di una via altra rispetto a liberalismo e socialismo, e quindi la rilettura del popolarismo e di Sturzo.

Per leggere il testo completo del prof. Sirimarco clicca qui

📌 Iniziativa pubblica

Riccardo Misasi sarà ricordato giovedì 30 ottobre a Roma, presso la Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio, in occasione del 25º anniversario della scomparsa.