Diciamolo con onestà. Noi italiani avevamo già un senso di repulsione a vedere le partite di questo mondiale. Oltre a non esserci, noi italiani, abbiamo avuto lo “smacco” di vedere la Francia Campione del mondo. Di peggio non poteva esserci. L’unico cosa positiva è che la nostra bacheca è, nonostante la crisi perenne, ancora più grande dei cugini transalpini.
Una Francia che, vado controcorrente, a me non è piaciuta.
In realtà è un mondiale che ha mostrato tanto deficienze calcistiche, dove le grandi giocate non sembrano esserci state. Solo delle parvenze di buon calcio, non stratosferico. Ci sono state tante stelle che hanno marcato visita. Su tutti menzionerei Messi, l’emblema del non mondiale. Per non parlare del gioco che in quest’edizione di Russia 2018 non è sembrato essere di gran livello. Alla fine la Francia di Deschamps ha vinto con il vecchio e classico contropiede all’italiana. Se lo avessimo fatto noi italiani saremmo stati criticati sine die. Certo vi è stato l’apporto fondamentale di Mbappe, consacrato miglior giovane del mondiale. In realtà vorrei sottolineare il gioco fondamentale di Griezmann, un giocatore a tutto campo, capace di ripiegare e contemporaneamente far salire la squadra, farla rifiatare per poi colpire l’avversario senza alcun modalità di contrasto.
Si aggiunga una coppia centrale come Umtiti e Varanne, entrambi il vero centro nevralgico dei blues, l’asse portante dello scheletro di DD, ed ecco che si ha il giusto frullato. L’amalgama che ha permesso ai cugini transalpini di ergersi al centro del mondo. È una seconda volta per i blues. Certo dalla loro hanno un’età media decisamente bassa che, si presuppone, potrà garantire un futuro ad alti livelli per almeno altri due quadrienni. Insomma, le basi ci sono per immaginare un dominio calcistico senza precedenti. La vittoria francese è anche una vittoria di una società multietnica che di fatto contrasta con le problematiche politiche di questi mesi che stanno pervadendo la vecchia e cara Europa. Infine è da sottolineare che la vecchia e cara Europa rimane, obtorto collo, ancora la migliore espressione del calcio mondiale.
L’unica scuola calcistica che potrebbe contrastare lo strapotere europeo è quella sudamericana; peccato che il calcio brasiliano ed argentino, quello più rappresentativo, è in una fase di grave crisi. Il prossimo mondiale, che segnerà per la prima volta, una versione a 48 squadre, sarà, proprio per questa peculiarità, una mini vagante che potrebbe inscenare delle evidenti sorprese. Intanto “godiamoci” la gioia della Francia campione, sperando che i signorotti, i padroni del nostro calcio, sappiano fare mea culpa per la dissennata politica che ha ridotto il movimento calcistico italiano ai minimi termini, e riportarlo, quindi, sul tetto del mondo. Magari strappandolo agli odiati, sportivamente, galletti Francesi, nella prossima edizione 2022, targata Quatar.