Nei partiti dei nostri giorni il confronto politico, diciamo pure il litigio, si esprime in molti modi. A sinistra c’è più il gusto di discutere, a volte perfino troppo. A destra si avverte, invece, più il richiamo della disciplina e un certo culto della leadership. In entrambi i casi le differenze politiche si fanno sentire, più esplicite o magari più sorvegliate.
In questi giorni, si svolgono due convegni di due segmenti del Pd più rivolti al centro. A Milano, gli ex popolari, a Orvieto i liberali. Sarà interessante ascoltare le loro voci, poiché dietro questi incontri si intuisce uno dei nodi fondamentali che il centrosinistra dovrà sciogliere. E cioè se accettare lo schema di gioco offerto da Meloni − quello di una forte radicalizzazione politica − oppure cercare di battere le strade meno frequentate che si rivolgono al centro che fu.
Dilemma non banale, e non solo per gli interessati. Dall’altra parte, la questione dei rapporti tra Fratelli d’Italia e la Lega, e di quelli all’interno del Carroccio, presenta inediti sviluppi intorno alla questione del terzo mandato di Luca Zaia alla guida della Regione Veneto. Laddove la curva meloniana pretende un ricambio di bandiere mentre il governatore rivendica il buon lavoro svolto fin qui, è ovvio che, sullo sfondo del conflitto tra i due partiti, si intravede il nodo mai sciolto del rapporto tra il leghismo delle origini e quello “geneticamente modificato” da Salvini. A conferma del fatto che la disputa politica non è mai sospesa, ed è sempre utile. E che quando invece ci si adopera per zittirla accade quasi sempre che essa si inasprisca.
Fonte: La Voce del Popolo – 14 gennaio 2025
[Testo qui riproposto per gentile concessione del direttore del settimanale della diocesi di Brescia]