11.9 C
Roma
martedì, Febbraio 11, 2025
Home GiornaleLa Voce del Popolo | Uno strano modo di accreditare la novità.

La Voce del Popolo | Uno strano modo di accreditare la novità.

Il M5S cambia pelle. Ora, a chi nelle cronache di questi giorni ha evocato un certo spirito “democristiano” da quelle parti, servirebbe elencare esempi storici meno blasonati, come ad esempio il qualunquismo.

Precipitato assieme al suo cavallo nelle sabbie mobili, il barone di Munschausen pensò bene di tirarsene fuori afferrandosi per i capelli. Così almeno volle raccontare il fantasioso autore delle sue fantasiosissime avventure. Quasi allo stesso modo l’ex premier Conte ha pensato nei giorni scorsi di raccontare la mutazione del M5S come il prodigio di una forza politica che si reinventa da se stessa giubilando il suo fondatore senza una sola parola di rivisitazione critica di tutte le sue imprese, mutazioni e cadute. 

Strano modo di accreditare la propria novità. Che avrebbe bisogno semmai di un briciolo di rivisitazione critica – un attimo di verità che servisse ad avvalorare la svolta che si pretende di celebrare. E invece la celebrazione è tutta rivolta a se stessi e alla propria capacità di manovra. Già sperimentata nel passaggio dalla Lega al Pd, poi rinnovata nella sfiducia a Draghi, infine altalenante tra la coltivazione del “campo largo” e il bisogno di varcare i suoi troppo stretti confini. 

Ora l’approdo sembra piuttosto chiaro. Un’alleanza “competitiva” con il Pd, una nuova leadership − movimentista ma non troppo − e una posizione internazionale piuttosto disinvolta e ballerina. A chi nelle cronache di questi giorni ha evocato un certo spirito “democristiano” da quelle parti, mi permetto di rimandare semmai verso esempi storici meno blasonati. Basterebbe ripercorrere l’antica storia del qualunquismo del nostro primo dopoguerra per cercare di capire dove finisce, in genere, la parabola di certe proteste contro la “politica”.

 

Fonte – La Voce del Popolo – 28 novembre 2024

[Articolo qui riproposto per gentile concessione del direttore del settimanale della Diocesi di Brescia]